sabato 2 Agosto 2025
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Crisi idrica in Basilicata: fragilità invasi e soluzioni sostenibili

La crescente fragilità degli invasi lucani, testimoniata da un recente dossier di Legambiente Basilicata, solleva interrogativi urgenti sulla gestione sostenibile della risorsa idrica in una regione particolarmente vulnerabile agli effetti dei cambiamenti climatici.
Il report, presentato in concomitanza con la ventunesima edizione di “Goletta Laghi”, sottolinea come il dibattito pubblico si concentri eccessivamente su interventi infrastrutturali – dighe, canali, condotte – relegando in secondo piano una visione più ampia e integrata.

Legambiente, attraverso un’attenta analisi e un monitoraggio specifico del Lago del Pertusillo, propone un approccio innovativo.
I risultati del monitoraggio, seppur positivi per quanto riguarda i livelli di idrocarburi e azoto, non mascherano la drammatica carenza idrica che affligge l’invaso, evidenziando una disconnessione tra qualità e quantità.
La salute ecologica di un invaso non può essere garantita senza un adeguato regime idrico.
Il dossier, esteso anche a Molise e Puglia, delinea una strategia di gestione sostenibile che va ben oltre la mera riparazione o costruzione di opere idrauliche.
Si tratta di una trasformazione profonda che coinvolge l’agricoltura, l’industria e le pratiche di consumo.
L’irrigazione di precisione, volta a minimizzare gli sprechi e massimizzare l’efficacia dell’acqua utilizzata, rappresenta un punto cruciale.
Parallelamente, il riutilizzo delle acque reflue depurate, attualmente un’opportunità in gran parte inesplorata, potrebbe alleggerire la pressione sulle fonti idriche convenzionali, fornendo un contributo significativo all’agricoltura e all’industria.
Un ulteriore elemento di cambiamento risiede nella scelta di colture meno esigenti in termini di acqua, privilegiando varietà adatte al clima e al suolo lucano.
L’adozione di tecniche agricole conservative, focalizzate sull’aumento della sostanza organica del suolo, si rivela fondamentale: un suolo sano e ricco di materia organica funge da spugna, in grado di trattenere l’acqua piovana e ridurre l’erosione, mitigando l’impatto delle siccità e delle piene.

La denuncia di Antonio Lanorte, presidente di Legambiente Basilicata, è chiara e inequivocabile: la regione soffre di una storica carenza di monitoraggio sistematico di fiumi e corsi d’acqua, che ne compromette la capacità di elaborare un Piano di Tutela delle Acque efficace e coerente.

La mancanza di dati precisi sulla quantità e la qualità delle risorse idriche impedisce una pianificazione strategica a lungo termine e rende la Basilicata particolarmente vulnerabile agli eventi climatici estremi.
La tutela delle risorse idriche non è solo una questione tecnica, ma anche politica, che richiede un impegno concreto da parte delle istituzioni e la partecipazione attiva della comunità locale.

È imperativo investire in ricerca, innovazione e formazione, promuovendo una cultura della sostenibilità e della responsabilità condivisa.
La resilienza della Basilicata dipende dalla sua capacità di trasformare questa sfida in un’opportunità per un futuro più verde e prospero.

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