La produzione nello stabilimento Stellantis di Melfi, fulcro strategico per la casa automobilistica nel Sud Italia, subirà un’interruzione significativa nella giornata di domani, venerdì 31 ottobre.
La sospensione, estesa all’intera unità produttiva dalle 6:00 alle 22:00, è direttamente imputabile a criticità nella catena di fornitura dei componenti essenziali per l’assemblaggio dei veicoli.
La notizia, comunicata dalla segretaria regionale dell’Ugl Metalmeccanici Basilicata, Florence Costanzo, solleva interrogativi sulla resilienza delle filiere industriali e le conseguenze economiche di tali rallentamenti.
Questo evento, purtroppo non isolato nel panorama industriale globale, evidenzia una fragilità strutturale che affligge il settore automotive.
La carenza di componenti, in particolare semiconduttori e altri materiali avanzati, è un effetto combinato di diversi fattori: la persistente ripresa post-pandemica, che ha generato un’impennata della domanda di beni durevoli, e le conseguenti strozzature logistiche, aggravate da eventi geopolitici e da politiche commerciali protezionistiche.
Le implicazioni di questa sospensione della produzione vanno ben oltre la mera interruzione temporanea dell’attività lavorativa.
L’impianto di Melfi, infatti, è cruciale per la produzione di modelli chiave come la 500X, la Jeep Renegade e la nuova Alfa Romeo Tonale, veicoli che contribuiscono in modo significativo al fatturato di Stellantis e all’occupazione in Basilicata.
Il fermo produttivo, se prolungato, rischia di compromettere gli obiettivi di vendita, aumentare i tempi di consegna per i clienti e generare disagi per i dipendenti, con potenziali ripercussioni sui loro redditi e sulla stabilità economica delle famiglie.
La vicenda sottolinea, inoltre, l’urgenza di ripensare le strategie di approvvigionamento e di rafforzare la capacità di risposta delle aziende di fronte a shock esterni.
La dipendenza da fornitori esterni, spesso concentrati in aree geografiche limitate, si è rivelata un punto debole.
L’implementazione di politiche di “nearshoring” e “reshoring”, volte a riportare la produzione più vicino ai mercati di destinazione o a diversificare le fonti di approvvigionamento, assume quindi un’importanza strategica.
Infine, questa situazione impone una riflessione più ampia sul ruolo delle istituzioni e delle organizzazioni sindacali.
È necessario promuovere un dialogo costruttivo tra le parti sociali, al fine di trovare soluzioni condivise che possano mitigare gli effetti negativi di queste crisi e favorire la transizione verso un modello industriale più sostenibile e resiliente, capace di affrontare le sfide del futuro con maggiore sicurezza e competitività.
La ripresa della produzione a Melfi rappresenta non solo un obiettivo economico, ma anche un simbolo della capacità del sistema Italia di superare le difficoltà e di reinventarsi.






