La recente proposta di riforma del sistema di accesso ai corsi di laurea in Medicina, promossa dalla Ministra Anna Maria Bernini, si configura come un cambiamento di portata strategica per il panorama dell’istruzione superiore italiana. L’abolizione del test di ammissione, precedentemente utilizzato come filtro selettivo, rappresenta una rottura con modelli consolidati e apre le porte a un accesso più ampio e potenzialmente più inclusivo per gli aspiranti medici.Il Presidente della Giunta Regionale lucana, Vito Bardi, ha espresso un giudizio particolarmente positivo, definendo l’iniziativa un atto di coraggio che si allinea con i principi fondamentali del merito, dell’inclusione sociale e della responsabilità collettiva. Questa valutazione non si limita a un mero apprezzamento formale, ma riflette una visione politica che pone al centro l’opportunità per ogni individuo, meritevole, di accedere a un percorso di studi universitari di eccellenza.L’impatto percepito a livello regionale, in particolare in Basilicata, è significativo. La facoltà di Medicina dell’Università degli Studi della Basilicata (Unibas), già attiva e frutto di un’iniziativa lungimirante, è destinata a sperimentare una nuova fase di sviluppo. L’eliminazione del numero chiuso, agendo come barriera artificiale, rimuove un freno alla crescita, permettendo all’ateneo di accogliere un numero maggiore di studenti.Questa ampliamento non si limita a un aumento quantitativo, ma implica un potenziale incremento della qualità e dell’attrattività dell’offerta formativa. L’Unibas, liberata dalle limitazioni imposte dal numero chiuso, potrà rafforzare la propria posizione come polo di eccellenza, non solo per gli studenti lucani, ma anche per quelli provenienti dalle regioni limitrofe.La riforma si proietta quindi verso un futuro in cui l’accesso alla professione medica non sarà più condizionato da una selezione preliminare basata su un test specifico, ma sarà determinato, in ultima analisi, dalla capacità e dalla motivazione dello studente. Questo cambiamento, se adeguatamente gestito, potrebbe contribuire a ridurre le disparità territoriali, a favorire la mobilità sociale e a garantire una maggiore diversità all’interno della futura classe medica italiana, preparando professionisti più consapevoli e sensibili alle esigenze della popolazione. L’auspicio è che questa apertura si traduca in un rafforzamento del sistema sanitario nazionale, arricchito da nuovi talenti formati in un contesto più inclusivo e stimolante.
Riforma Medicina: Accesso più ampio, speranze e sfide per Unibas
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