Alla comunità di Sant’Anna e Gioacchino di Potenza non è indifferente il futuro.
Un sentimento di profonda inquietudine, espresso attraverso una missiva e un ampio sostegno popolare, è stato indirizzato all’arcivescovo Davide Carbonaro, in merito alla recente designazione di don Antonio Laurita come nuovo parroco.
La decisione, seppur rispettata nella sua autorità canonica, desta preoccupazioni significative all’interno della parrocchia, generata dalla prospettiva di un cambiamento che rischia di compromettere il tessuto relazionale costruito attorno alla figura di don Franco Corbo.
Don Franco, custode di una storia parrocchiale decennale – diciassette anni di sacerdozio e ben trentasette anni dedicati alla guida spirituale della comunità – incarna più di un semplice parroco: rappresenta un punto di riferimento, una guida esperta e un padre spirituale per generazioni di fedeli.
La sua presenza, segnata da un profondo radicamento nel territorio e da un’instancabile dedizione, ha contribuito a plasmare l’identità e l’anima stessa della parrocchia.
La prospettiva che lo relegati a ruolo di collaboratore a Santa Maria del Carmine di Avigliano, pur apprezzata per la possibilità di continuare a servire la Chiesa, genera un senso di perdita palpabile.
La lettera, supportata da 1300 firme, non si configura come una contestazione, bensì come un appello sincero e rispettoso.
Essa esprime la profonda preoccupazione per le possibili conseguenze di questa transizione, temendo una frammentazione della comunità e uno smarrimento di coloro che hanno trovato in don Franco un porto sicuro.
La missiva sottolinea la necessità di preservare la continuità spirituale e pastorale, valorizzando l’esperienza e la saggezza maturata da don Franco nel corso degli anni.
La comunità non chiede una deroga alle regole ecclesiastiche, ma implora un ascolto attento e ponderato.
Un’opportunità di dialogare con l’arcivescovo, di condividere la storia e le speranze che animano questa realtà parrocchiale.
La comunità, vivace e composta da persone libere di pensiero, desidera che la Chiesa, in un’epoca segnata da sfide complesse, non perda il senso della profezia, ovvero la capacità di interpretare i segni dei tempi e di rispondere alle esigenze concrete dei fedeli.
Si spera in un incontro che possa chiarire le motivazioni alla base della decisione e, possibilmente, trovare una soluzione che tenga conto del bene spirituale della comunità e del prezioso contributo che don Franco può ancora offrire.
Un gesto di apertura e comprensione potrebbe sanare le preoccupazioni e rafforzare il legame tra la parrocchia e la sede vescovile, preservando l’unità e la vitalità della Chiesa locale.






