venerdì 12 Settembre 2025
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Potenza

Visita a Palazzo San Gervasio: Disagio e Urgenze nei Cpr

La visita a sorpresa al Centro di Rimpatrio di Palazzo San Gervasio, condotta dalla consigliera regionale del Movimento Cinque Stelle, Alessia Araneo, e dalla Garante dei diritti delle persone private della libertà personale di Potenza, Carmen D’Anzi, ha sollevato interrogativi urgenti sulle pratiche detentive e sulle condizioni di vita all’interno della struttura, attualmente ospitante ottanta persone in attesa di rimpatrio.
L’iniziativa, compiuta in assenza di preavviso, si configura come un atto di verifica diretta, volto a superare le narrazioni istituzionali e a raccogliere informazioni di prima mano sulle esperienze vissute dai migranti.

Le osservazioni emerse dalla visita evidenziano una situazione di profonda vulnerabilità e disagio psicologico.

Il Cpr, in quanto luogo di privazione della libertà, si presenta come uno spazio che amplifica le fragilità individuali, esacerbando le conseguenze di un viaggio spesso traumatico e segnato da incertezze.
I gestori e il personale operativo, quotidianamente esposti a queste dinamiche, si trovano ad affrontare non solo le difficoltà operative ma anche le ripercussioni emotive e psicologiche che derivano dalla gestione di situazioni complesse e spesso conflittuali.
La pressione esercitata dalle condizioni detentive si manifesta in forme di protesta, autolesionismo e, in alcuni casi, tentativi di suicidio.

Questi atti non sono semplici manifestazioni di ribellione, ma segnali di profonda sofferenza e disperazione, indicatori di un sistema che fallisce nel garantire la dignità e il benessere dei soggetti coinvolti.
Il personale sanitario e gli operatori, spesso in prima linea nell’assistenza, sono chiamati a gestire queste emergenze, operando in un contesto in cui le risorse e le competenze necessarie appaiono spesso insufficienti.
La visita di Araneo e D’Anzi non si limita a denunciare una situazione di disagio, ma apre un dibattito cruciale sulle politiche migratorie e sulla necessità di un approccio radicalmente diverso.

La detenzione amministrativa, concepita come strumento di gestione dei flussi migratori, si rivela un fallimento etico e sociale, inefficace nel risolvere le cause profonde della migrazione e dannosa per i diritti umani.
È imperativo superare l’approccio securitario e punitivo, orientando le risorse verso politiche di accoglienza inclusiva, basata sul riconoscimento della dignità e dei diritti di ogni persona, indipendentemente dalla sua provenienza o dalla sua condizione giuridica.

La regolarizzazione, ove possibile e nel rispetto dei criteri stabiliti dalla legge, rappresenta un’opportunità per favorire l’integrazione sociale ed economica dei migranti, contribuendo al benessere della comunità accogliente.
L’inclusione sociale, pertanto, non è un atto di clemenza, ma un investimento nel futuro, un riconoscimento del valore intrinseco di ogni individuo e un contributo alla costruzione di una società più giusta ed equa.

La chiusura definitiva dei Cpr, affiancata da un sistema di accoglienza e integrazione efficace, costituisce un passo imprescindibile verso la realizzazione di un sistema di gestione dei flussi migratori rispettoso dei diritti umani e coerente con i principi fondamentali della nostra Costituzione.

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