Il governo Meloni prosegue con decisione il percorso di privatizzazioni, dopo l’operazione su Mps è la volta di Eni. In questa nuova fase, una quota del 2,8% del gruppo viene ceduta in modo rapido attraverso una procedura accelerata di raccolta ordini, portando la quota in possesso del Mef al di sotto del 2% del capitale, scendendo così dal precedente 4,797%. Nonostante ciò, il controllo pubblico sul colosso energetico rimane saldamente nelle mani della Cdp, la quale detiene il 28,503% delle azioni e ha come principale azionista il Mef stesso, con una partecipazione di minoranza delle fondazioni bancarie. Questa mossa strategica conferma l’impegno del governo a ridurre la presenza statale in settori chiave dell’economia italiana, cercando un equilibrio tra interessi pubblici e privati. La vendita di quote azionarie rappresenta un segnale forte verso il mercato internazionale e gli investitori esteri, mostrando la volontà dell’Italia di aprirsi a nuove opportunità e partnership nel settore energetico. La scelta di mantenere un certo grado di controllo tramite la presenza della Cdp garantisce la tutela degli interessi nazionali e la continuità operativa dell’azienda anche in un contesto di maggiore apertura al capitale privato.
Privatizzazioni in corso: Meloni cede quota Eni, ma il controllo resta pubblico
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