Processo a Milorad Dodik: il leader serbo-bosniaco accusato di disobbedienza all’Alto rappresentante internazionale.

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Nel cuore di Sarajevo, la capitale della Bosnia-Erzegovina, si è svolta oggi un’importante udienza presso il tribunale locale. L’imputato principale era Milorad Dodik, il leader serbo-bosniaco, accusato di non rispettare le decisioni dell’Alto rappresentante internazionale Christian Schmidt. Insieme a lui compariva anche Milos Lukic, direttore della Gazzetta Ufficiale della Republika Srpska, l’entità a maggioranza serba del paese governata da Dodik. Questo giornale ufficiale si rifiutava categoricamente di pubblicare i decreti e le decisioni di Schmidt, i quali non venivano riconosciuti come legittimi dalla dirigenza serba.Il reato di disobbedienza secondo la legge bosniaca prevedeva una pena che poteva variare da sei mesi a cinque anni di reclusione e l’interdizione dai pubblici uffici. Durante l’udienza odierna sono stati ascoltati due testimoni che avevano ricoperto in passato la carica di direttori della Gazzetta Ufficiale della Republika Srpska. Dodik ha respinto con fermezza tutte le accuse mosse nei suoi confronti, sostenendo che si trattasse di un processo politico mirato a discreditare la sua figura senza alcuna prova a suo carico.Dopo essere stato calorosamente accolto dai suoi sostenitori all’ingresso del tribunale, Dodik ha ribadito la sua posizione durante una conferenza stampa tenuta a Sarajevo est. Ha manifestato il suo dissenso per quanto riguarda l’ingerenza straniera nella sovranità del paese, definendo la presenza internazionale in Bosnia-Erzegovina come una forma di colonialismo imposto dalle potenze occidentali.Dodik ha criticato aspramente l’intervento esterno nelle questioni interne del paese e ha espresso dubbi sulla risoluzione imminente su Srebrenica che sarebbe stata votata all’ONU nei prossimi giorni. Secondo lui, questa risoluzione avrebbe ostacolato i processi di riconciliazione in corso nel paese e nella regione. Inoltre, ha ribadito la sua posizione controversa riguardante gli eventi accaduti a Srebrenica nel luglio 1995, negando categoricamente l’accusa di genocidio e alimentando così ulteriormente le tensioni storiche presenti nella regione balcanica.

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