27 febbraio 2025 – 18:45
Il processo per la morte di Khalid Lakhrouti, avvenuta durante un presunto rito islamico contro il demonio, si aprirà il 24 aprile davanti alla Corte d’Assise di Ivrea. La vittima, un uomo di 43 anni originario del Marocco, è deceduta a Salassa il 10 febbraio dell’anno scorso. La giudice Rossella Mastropietro ha rinviato a giudizio lo zio Abdelrhani Lakhrouti, attualmente detenuto e autoproclamatosi imam della comunità islamica di Cuorgnè, insieme al fratello della vittima e all’ex moglie di Khalid, tutti accusati di omicidio volontario.La dinamica dell’omicidio rivela che Khalid è morto soffocato da un bottone Guess staccato con i denti da una maglia premuta sul suo viso, finendo poi in gola. L’imam ha dichiarato di aver recitato il Corano mentre tentava di liberare la vittima dal presunto possesso demoniaco. Tuttavia, il rito è terminato in tragedia quando il nipote è deceduto soffocato.Le indagini hanno rivelato conversazioni compromettenti tra l’imam, il fratello della vittima e l’ex moglie registrate tramite intercettazioni telefoniche. Emergono frasi sospette come “Scommetti che troveranno i segni delle legature alle mani e ai piedi?” o “Forse è meglio spegnere il telefono e basta”, suggerendo un tentativo di occultare prove compromettenti.Nonostante le difese abbiano cercato di sostenere la tesi dell’omicidio colposo o preterintenzionale, i tre imputati rischiano l’ergastolo per l’accusa di omicidio volontario. La vicenda tragica evidenzia le conseguenze nefaste derivanti dalla manipolazione religiosa e dalle credenze estreme che possono condurre a atti estremi e irreparabili.