21 agosto 2024 – 05:31
Kamala Harris, con la sua proposta di aumentare l’aliquota fiscale sulle imprese al 28%, si pone in netto contrasto con l’approccio di Donald Trump, il quale ha ridotto le tasse sulle corporate Usa al 21% durante il suo primo mandato e promette ulteriori tagli se rieletto. Questa divergenza di vedute riflette una profonda differenza di visione economica e sociale: da un lato, Harris punta a ridurre le tasse per la classe media e a frenare gli acquisti immobiliari speculativi, dall’altro Trump sostiene che abbassare le imposte alle imprese favorisca la crescita economica.Il programma di Harris si basa su tre pilastri fondamentali: agevolazioni fiscali per le famiglie con figli a carico, incentivi all’acquisto della prima casa e misure per contrastare l’inflazione generata dalle imprese alimentari. Tuttavia, per attuare queste politiche sociali è necessario aumentare le entrate statali tramite un’aliquota più elevata sulle società, una mossa che potrebbe incontrare resistenze sia nel Senato dominato dai democratici che nella Camera controllata dai repubblicani.Le posizioni sulla questione sono discordanti: da un lato la Business Roundtable sostiene che mantenere l’aliquota fiscale al 21% favorirebbe gli investimenti e il ritorno dei capitali negli Stati Uniti, mentre alcuni economisti temono che un aumento delle tasse possa portare a eccessiva regolamentazione dell’economia e distorsioni del mercato. Harris cerca comunque di conquistarsi i voti degli elettori preoccupati per i costi della vita, mostrandosi aperta al dialogo con le grandi imprese e raccogliendo consensi anche tra i venture capitalist.In questo scenario politico ed economico complesso, il confronto tra visioni divergenti sull’imposizione fiscale rivela le profonde disuguaglianze sociali ed economiche presenti nella società americana. Resta da vedere quale approccio verrà alla fine adottato e quali saranno le conseguenze sul benessere dei cittadini e sull’economia del Paese.