Protesta dei riformisti Pd: “Conte non ha il diritto di rivolgersi a noi in quel modo”.

Date:

09 aprile 2024 – 02:32

Le dichiarazioni di Giuseppe Conte, con il suo invito a Elly Schlein a cambiare veramente il Partito Democratico prima che sia il partito stesso a cambiarla, hanno suscitato reazioni intense tra i quasi alleati democratici. Tale discorso ha scatenato una serie di commenti molto duri contro il presidente del Movimento 5 Stelle, soprattutto all’interno della minoranza riformista del partito. In questa prospettiva, il presidente Stefano Bonaccini è apparso come la voce più pacata, sottolineando: “Ogni tanto c’è un po’ di imprevedibilità”, riferendosi al Conte che rinuncia alle primarie di Bari – “non vorrei che ogni pretesto fosse utile a dividerci. Il Pd deve comunque mantenere la schiena dritta e la testa alta.” Anche Giorgio Gori, sindaco di Bergamo e prossimo alla candidatura per le Elezioni Europee, ha espresso la sua irritazione nel leggere le parole di Conte che esortano Schlein a cambiare il Pd: “Mi fa davvero arrabbiare. Come osa? Il Pd è composto da migliaia di persone oneste. Un partito con un minimo di integrità non dovrebbe permettere a nessuno di parlare in questo modo.”È importante sottolineare che ai candidati del Partito Democratico è sempre stato richiesto di presentare il certificato penale e che il codice etico del partito esiste dal 2008, rimarca Pina Picierno, vicepresidente del Parlamento Europeo, in merito alla discussione interna sulla revisione delle regole di trasparenza per le candidature annunciata dalla segreteria. La Picierno dissente anche dalle dichiarazioni di Schlein su Repubblica riguardanti le candidature alle Elezioni Europee: “Tutto è utile tranne utilizzare la questione morale come un’arma per dire ‘ok, ora decido io’.”Sono soprattutto le parole di Conte a infastidire i membri del Partito Democratico. Lia Quartapelle menziona il caso De Vito: “La legalità è la bussola morale del Movimento 5 Stelle”, tuona Conte. Evidentemente qualcuno nel loro gruppo ha smarrito tale bussola, come ad esempio Marcello De Vito, già presidente del consiglio comunale di Roma condannato a 8 anni e 8 mesi per corruzione, finanziamento illegale e traffico d’influenze. Tuttavia va precisato che all’epoca dei fatti Conte non era ancora presidente del M5S e De Vito fu immediatamente espulso dal Movimento 5 Stelle per poi passare a Forza Italia.Esiste una parte del Partito Democratico che non è mai stata pienamente convinta dell’alleanza con il Movimento 5 Stelle e lo scontro avvenuto nel 2022 riguardante l’agenda Draghi non è stato completamente superato. Su scala locale qualcosa stava gradualmente ricomponendosi, riflette Debora Serracchiani.

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