La nostalgia per il cinema di un tempo, la passione per la moglie, l’incomprensibile fascino dell’arte che si rivela inopinatamente nel cuore dei suoi spettatori: Pupi Avati si apre con sincerità e vulnerabilità sulla sua vita e sul suo lavoro, raccontando di come il suo ultimo film sia stato un’autobiografia imperfetta. “L’orto americano” – dice – è una storia della mia esistenza, dei miei errori e delle mie conquiste.Il regista bolognese, che ha appena ricevuto la Medaglia della Camera dei deputati per il suo contributo alla cultura italiana, non si nasconde dietro le sue parole. “Sono arrabbiato – spiega a Antonio Monda durante l’incontro al Maxxi – perché il pubblico italiano sembra aver dimenticato come guardare un film che sfida le convenzioni e lo status quo. Il cinema deve essere uno strumento di riflessione, non solo un divertimento da passare la serata”.Avati racconta come nel 1963, quando uscì “8 e mezzo”, il suo amico fruttivendolo e i suoi compagni di biliardo furono tutti colpiti dalla sua innovazione. “C’era qualcosa di inesplicabile – spiega – che li raggiungeva e li trasformava. Ecco, è questo quel qualcosa che cerco di catturare nelle mie opere”. Ma la strada del cinema non è mai stata facile per lui: “Ho sempre cercato di andare controcorrente, di essere libero dalle convenzioni della cinematografia italiana”.Con l’età, il regista ha cominciato a comprendere meglio i meccanismi dell’arte e della sua influenza sul pubblico. “Il cinema – dice – non è una questione politica, ma culturale. E se il pubblico italiano sembra aver dimenticato questo aspetto fondamentale del nostro patrimonio culturale, allora c’è qualcosa che va cambiato”.La passione di Avati per la moglie, Amelia Turri, è un filo rosso che attraversa tutta la sua vita e il suo lavoro. “L’incontro con lei – racconta ancora – fu come se Dio mi avesse suggerito una scena”. E dopo sessant’anni di matrimonio, Pupi Adati non ha mai perso l’amore per lei: “È ancora bellissima, misteriosamente”, dice con un sorriso.
Pupi Avati si apre sulla sua vita e il suo lavoro al Maxxi
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