Martedì sera, la piazza antistante Palazzo Civico della Spezia è stata teatro di un acceso confronto, animato da circa duecento persone riunitesi per esprimere il proprio dissenso nei confronti della decisione del consiglio comunale, a guida centrodestra, di respingere due mozioni presentate dalle opposizioni in merito alla drammatica situazione nella Striscia di Gaza.
Le iniziative, che miravano a ribadire il supporto al lavoro della relatrice speciale delle Nazioni Unite per i territori palestinesi occupati, Francesca Albanese, e a denunciare il rischio di genocidio nei confronti della popolazione palestinese, sono state giudicate dalle forze di opposizione come un atto di grave irresponsabilità politica.
Massimo Lombardi, consigliere di Spezia Bene Comune e primo firmatario di una delle mozioni, ha criticato aspramente l’assenza di un dibattito costruttivo da parte della maggioranza, sottolineando come sia stato presentato un documento datato, privo di attualità e in contrasto con la gravità degli eventi in corso.
L’ostilità dimostrata verso le osservazioni di merito, basate sull’analisi del lavoro di Albanese, è stata interpretata come un silenzio assordante, non frutto di ponderata riflessione, ma di una deliberata volontà di evitare un confronto scomodo.
La manifestazione, caratterizzata dalla presenza di bandiere palestinesi e simboli di pace, ha evocato un profondo senso di responsabilità storica.
Molti partecipanti hanno richiamato la medaglia d’oro al valore civile attribuita alla comunità spezzina per l’eroico accoglienza dei profughi ebrei sopravvissuti all’orrore dei campi di concentramento nazisti.
Questo gesto di umanità, incarnato nella memoria collettiva, è stato contrapposto all’attuale silenzio e alla presunta indifferenza dimostrata dalla giunta Peracchini, definita da Jacopo Ricciardi, segretario regionale di Rifondazione Comunista, come un vero e proprio affronto alla storia della città.
Ricciardi ha poi aggiunto un monito severo: chi non si schiera apertamente contro le atrocità in corso in Palestina, si rende inequivocabilmente complice di un crimine contro l’umanità.
L’evento ha rappresentato non solo una protesta contro una specifica decisione amministrativa, ma anche un appello a riscoprire i valori di accoglienza e solidarietà che hanno caratterizzato la città durante i momenti più bui del passato, sollecitando una riflessione urgente sulla responsabilità morale e politica di fronte all’attuale crisi umanitaria.
La piazza, in quel momento, è divenuta un palcoscenico di memoria e un richiamo alla vigilanza democratica.










