mercoledì 1 Ottobre 2025
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Liguria

Nave armata alla Spezia: appello urgente per fermare l’attracco.

La prospettiva che una nave cargo statunitense, presumibilmente carica di armamenti destinati a perpetuare la devastazione in Palestina, possa ormeggiare nel porto della Spezia solleva una questione di coscienza collettiva e responsabilità civica.

La nave, inspiegabilmente silente nei suoi sistemi di rilevazione, si aggira a breve distanza dalle nostre coste, rappresentando una potenziale macchia sulla reputazione e sui valori della nostra comunità.

Massimo Lombardi, consigliere comunale di Rifondazione Comunista, ha lanciato un appello urgente al sindaco Pierluigi Peracchini, esortandolo a impedire l’attracco della Slsc Severn, già rifiutata dai porti di Livorno e Carrara.

Questo gesto non è un atto isolato, ma un’eco delle proteste che in questi giorni hanno riempito le strade della Spezia, testimonianza tangibile del profondo sgomento e della ferma opposizione alla tragedia umanitaria che si sta consumando a Gaza.
La Spezia, città che ha scelto di abbracciare un percorso di dialogo e comprensione reciproca attraverso il patto di gemellaggio con Haifa e Jenin nel 2005, e che nel 2007 ha promosso una conferenza di pace tra realtà israeliane e palestinesi, si trova di fronte a un bivio.
Accogliere questa nave significherebbe tradire quell’impegno, diventare complici silenziosi di un genocidio perpetrato in diretta televisiva e sui social media.

L’appello di Lombardi, pur consapevole delle divergenze politiche che spesso intercorrono tra lui e il sindaco, trascende le appartenenze ideologiche.
Si rivolge alla coscienza individuale, invocando il giuramento fatto sulla Costituzione italiana, un impegno alla difesa dei diritti umani e alla promozione della giustizia.

Non si tratta di una questione meramente politica, ma di un imperativo morale.
La Spezia, città di mare e di storia, non può chiudere gli occhi di fronte alla sofferenza di un popolo.

La sua identità è intrinsecamente legata a valori di accoglienza, solidarietà e impegno per la pace.
Consentire l’attracco di questa nave significherebbe compromettere questi valori, macchiando la sua storia e minando la fiducia dei suoi cittadini.
L’azione richiesta non è una semplice protesta, ma un atto di resistenza civile, un rifiuto di essere marginalizzati in un mondo che sembra aver dimenticato l’importanza della compassione e della dignità umana.
È un grido di speranza, un appello a un futuro in cui la pace e la giustizia possano finalmente prevalere.
La scelta è nostra: rimanere spettatori silenziosi o diventare protagonisti di un cambiamento positivo.

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