La vicenda che coinvolge Andrea Melis, figura di spicco nel panorama educativo cattolico ligure, si è conclusa con una sentenza di condanna a dieci anni di reclusione emessa dal Tribunale di Savona, a seguito di un rito abbreviato.
L’ex direttore di una scuola elementare genovese, precedentemente presidente della Federazione delle scuole cattoliche primarie e secondarie della Liguria, si è visto infliggere questa pena per il reato di violenza sessuale nei confronti di un chierichetto di dodici anni, un evento che ha scosso profondamente la comunità religiosa e civile.
L’arresto di Melis, avvenuto nell’agosto del 2024, segnò l’inizio di un’indagine complessa, immediatamente preceduta dalla sua sospensione dalla Curia.
Le accuse, che includevano abusi su minori, si sono concentrate in particolare sul suo ruolo di parroco in una chiesa del savonese, dove sono riemerse le denunce più gravi e dettagliate.
La vicenda solleva interrogativi cruciali sulla gestione dei minori all’interno di istituzioni religiose e sulla necessità di protocolli più stringenti per la selezione e la supervisione del personale.
La giudice Laura De Dominicis, nell’emettere la sentenza, ha ritenuto sufficienti gli elementi indiziari e il quadro probatorio presentato, arrivando a disporre l’interdizione perpetua dai pubblici uffici.
Questa misura, di eccezionale gravità, preclude a Melis qualsiasi forma di accesso a incarichi pubblici, scolastici e di supervisione su minori, in qualsiasi contesto, sia esso pubblico o privato.
L’interdizione perpetua non solo rappresenta una sanzione legale ma anche un monito severo sulla necessità di tutelare i più vulnerabili.
Nel corso del processo, Melis ha partecipato a un programma riabilitativo specifico per sex offender, ospitato in una comunità in Umbria, testimoniando un tentativo, seppur tardivo, di affrontare le proprie responsabilità.
Tuttavia, il percorso di Melis non si esaurisce con la sentenza penale.
È previsto un successivo giudizio presso il tribunale ecclesiastico, che dovrà valutare la sua posizione all’interno della Chiesa Cattolica e accertare eventuali provvedimenti disciplinari ulteriori, considerando la gravità dei fatti e il danno arrecato all’immagine e alla credibilità dell’istituzione.
La vicenda Melis apre una riflessione più ampia sulla responsabilità della Chiesa nel contrasto agli abusi e sulla necessità di una maggiore trasparenza e collaborazione con le autorità civili.










