Il secondo appuntamento del Festival Internazionale dell’Educazione ha consolidato il suo ruolo di piattaforma di riferimento per il dibattito pedagogico, superando le aspettative con un afflusso di circa 8.000 partecipanti.
Un successo che non si misura solo in numeri, ma soprattutto nella vivacità del confronto e nella diversità dei profili coinvolti, come sottolinea Domenico Simeone, direttore scientifico e guida intellettuale dell’iniziativa.
L’edizione, incentrata sul tema “La città che apprende.
Apprendere nella città”, ha rappresentato un’indagine complessa e attuale, esplorando le dinamiche di crescita e formazione che si sviluppano negli spazi urbani.
Il focus non si è limitato al mondo dell’istruzione formale, ma ha abbracciato una visione più ampia, coinvolgendo insegnanti, educatori, operatori sociali e, soprattutto, cittadini curiosi di partecipare a un dialogo aperto sulle sfide e le opportunità della crescita collettiva.
Il tema scelto si è rivelato particolarmente fecondo, fungendo da catalizzatore per riflessioni profonde e scambi di esperienze che hanno visto protagonisti relatori italiani e internazionali.
L’eco di queste conversazioni, che hanno sondato il terreno dell’innovazione didattica, dell’inclusione sociale e della responsabilità civica, risuona ancora oggi, alimentando un immaginario collettivo proiettato verso un futuro in cui la città stessa diventi un laboratorio di apprendimento continuo.
Il Festival, tuttavia, non si esaurisce con la sua conclusione.
Prolunga la sua presenza culturale attraverso una mostra complementare, “Mondi, Viaggi, Storie.
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e poi c’è Jacovitti!”, ospitata nelle sale del Museo Santa Giulia fino al 15 febbraio.
Questa esposizione, un’inedita finestra sull’archivio di Editrice La Scuola, celebra l’illustrazione per ragazzi e, per estensione, la storia dell’educazione in Italia.
Attraverso una selezione accurata di oltre settanta tavole originali, la mostra svela l’evoluzione dell’immaginario iconografico destinato alle giovani generazioni del dopoguerra e del boom economico.
Dai primi bozzetti di Bruno Munari alle vivaci creazioni di Albert Jacovitti, l’esposizione offre un affresco suggestivo di come l’arte e l’educazione si siano intrecciate per plasmare la coscienza e la sensibilità di un’intera nazione, fornendo spunti di riflessione sulla funzione dell’arte come veicolo di valori, conoscenza e ispirazione per le nuove generazioni.
La mostra non è solo un viaggio nel tempo, ma un invito a ripensare il ruolo dell’illustrazione e dell’arte visiva nell’educazione contemporanea.