La vicenda che coinvolge Andrea Sempio, l’amico del fratello di Chiara Poggi, e l’ombra di corruzione che ora aleggia sulle indagini del 2007, continua a generare ripercussioni e a svelare dinamiche inattese.
L’avvocata Giada Bocellari, che ha assistito Alberto Stasi, ha rivelato al *Corriere della Sera* la reazione del suo assistito, profondamente turbato dalle nuove rivelazioni riguardanti l’ex procuratore di Pavia, Mario Venditti, ora sotto inchiesta per corruzione in atti giudiziari.
La vicenda si infittisce, intrecciando l’omicidio di Chiara Poggi, avvenuto a Garlasco nel 2007, con sospetti di manipolazione delle indagini.
L’indagine della Procura di Brescia ha riaperto un vaso di Pandora, mettendo in discussione la precedente archiviazione di Sempio, un evento che, a detta dell’avvocata Bocellari, ha lasciato molti sconcertati.
La gravità delle accuse mosse a Venditti, se confermate, minerebbe la fiducia nel sistema giudiziario e solleva interrogativi inquietanti sulla trasparenza delle procedure.
L’appunto ritrovato nell’abitazione dei Sempio, che menzionava denaro e il nome di Venditti, è stato tentativamente giustificato dai genitori dell’indagato come un preventivo per spese legali o una somma destinata alle marche da bollo.
Tuttavia, l’avvocata Bocellari, mantenendo un atteggiamento professionale e rispettoso della presunzione di innocenza, si è astorta da qualsiasi commento diretto sulle dichiarazioni dei Sempio, dato che questi ultimi non sono indagati.
Il fascicolo in questione trae origine da un esposto presentato dalla madre di Stasi.
Riflettendo sul passato, l’avvocata ammette di non aver percepito nulla di anomalo durante le prime fasi delle indagini preliminari, sottolineando l’attesa di ulteriori sviluppi.
La vera sorpresa è giunta con l’archiviazione, avvenuta in tempi sorprendentemente rapidi.
Sebbene l’archiviazione in sé non fosse inaspettata, la sua tempistica ha destato forti perplessità.
L’archiviazione richiedeva la revisione di una sentenza definitiva, un’operazione intrinsecamente complessa.
Ciò che ha ulteriormente intensificato il senso di inquietudine è stata la difficoltà incontrata nel richiedere l’accesso al fascicolo, in particolare nei file audio delle intercettazioni, che furono negati in due occasioni.
Questa restrizione all’accesso, a detta dell’avvocata, ha alimentato i sospetti di un’occultamento di elementi cruciali per la ricostruzione della verità.
La vicenda pone interrogativi fondamentali sul ruolo del Pubblico Ministero, sulla sua autonomia e sulla sua responsabilità di garantire un’indagine imparziale e trasparente.
L’indagine in corso potrebbe portare alla luce dinamiche più ampie e a possibili collusi, mettendo a dura prova la credibilità del sistema giudiziario e sollecitando una profonda riflessione sull’importanza di tutelare l’accesso alla giustizia e di combattere la corruzione a tutti i livelli.
La ricerca della verità, in questo caso, si rivela un percorso arduo e costellato di ostacoli, ma essenziale per ripristinare la fiducia dei cittadini nelle istituzioni.