La mostra “La Vertigine delle Liste contro l’Ordine dei Libri”, ospitata presso la Biblioteca Universitaria di Pavia in collaborazione con il Centro Manoscritti dell’ateneo, ha catalizzato l’interesse di oltre 2.200 visitatori, offrendo un’esperienza espositiva dirompente e intellettualmente stimolante.
L’iniziativa, concepita come un dialogo serrato tra due modalità apparentemente opposte di organizzazione del sapere – la frammentarietà, l’elenco, la lista come espressione della creatività e del pensiero in divenire, e l’ordine sistematico del catalogo, custode di un patrimonio storico – si è concretizzata in un’inedita giustapposizione di manufatti preziosi.
L’esposizione ha riunito un corpus eccezionale di 116 esemplari, un vero e proprio tesoro librario che spazia tra il Novecento e il Seicento.
Al centro della narrazione espositiva, le liste d’autore custodite dal Centro Manoscritti, frammenti di pensiero autografo che ci permettono di sbirciare nel processo creativo di alcuni dei più importanti scrittori e poeti del secolo scorso.
Queste liste, spesso brevi annotazioni, scarabocchi, elenchi di parole o frasi, rivelano la natura caotica e iterativa del pensiero creativo, un flusso continuo di idee in cerca di ordine e significato.
A queste si contrappongono i cataloghi e i volumi antichi della Biblioteca Universitaria, con le loro magnifiche illustrazioni e la loro rigida struttura, simboli di un sapere codificato e tramandato attraverso i secoli.
L’artista Daniele Ilariucci, con le sue opere realizzate con la tecnica del collage, ha contribuito a rafforzare questo dialogo, creando immagini evocative che richiamano sia la frammentarietà delle liste che la precisione dei cataloghi, suggerendo una connessione inaspettata tra ordine e caos, tra struttura e libertà.
Le sue opere, ricche di dettagli e allusioni, invitano il visitatore a un’interpretazione personale, a una riflessione sul rapporto tra arte e conoscenza.
Come sottolineano Antonella Campagna e Cesare Zizza, membri del comitato scientifico, la mostra ha stimolato la curiosità e l’interesse del pubblico, offrendo una finestra aperta sul ricco patrimonio librario e documentario custodito a Pavia.
Particolarmente apprezzate sono state la lista di parole annotata da Umberto Eco durante la traduzione degli *Esercizi di stile* di Queneau, un documento intimo che ci svela il suo approccio al testo, e il monumentale volume di Johann Remmelin del 1660, un’opera di anatomia con tavole mobili che svelano la complessità del corpo umano, un connubio di rigore scientifico e bellezza artistica.
La mostra si configura quindi non solo come una presentazione di preziosi reperti, ma come un invito a riflettere sulla natura del sapere, sulla sua trasmissione e sulla sua continua evoluzione, tra l’ordine apparente dei cataloghi e la vertigine inesauribile delle liste.