29 marzo 2024 – 15:47
A distanza di 19 anni dal tragico omicidio dell’avvocato Libero Masi e della moglie Emanuela Chelli, avvenuto nella notte tra il primo e il 2 giugno 2005 nella loro villa di Nereto (Teramo), il caso torna alla ribalta con una nuova inchiesta promossa dal procuratore Ettore Picardi. I coniugi, entrambi di 57 anni, furono brutalmente massacrati a colpi di machete in un delitto che ha lasciato senza risposte per troppo tempo. Le indagini iniziali furono chiuse e riaperte più volte prima dell’archiviazione nel 2010, quando emerse che la rapina ipotizzata non aveva riscontri positivi, ma venne sottolineata l’importanza del ritrovamento di una cospicua somma di denaro nelle mani dell’avvocato poco prima del suo assassinio.Anche i cinque sospettati inizialmente coinvolti nel caso, tre provenienti da Marsica e due da Teramo, furono scagionati: le indagini dimostrarono l’impossibilità della loro presenza sul luogo del delitto al momento dei fatti, l’incompatibilità dell’ascia trovata nella loro abitazione con l’arma utilizzata nell’omicidio e la mancanza di corrispondenza tra le impronte digitali rinvenute sul luogo del crimine e quelle dei sospettati.La figura enigmatica di Massimo Bosco aggiunse ulteriore complessità all’indagine: disoccupato e successivamente deceduto ad Arezzo nel 2013, si autoaccusò insieme ad altre due persone dell’omicidio dei coniugi Masi. Tuttavia, la sua confessione non fu creduta e venne condannato per calunnia a due anni e dieci mesi. Nel frattempo, nel 2012 l’ex parlamentare radicale teramano Pio Rapagnà (scomparso nel 2018) presentò una richiesta formale al Ministro della Giustizia e alla Commissione Parlamentare Antimafia per riaprire le indagini sulla base dell’ipotesi che gli assassini potessero essere entrati in casa della coppia alla ricerca di documenti collegati a un evento avvenuto a Palermo qualche settimana prima.Il mistero attorno a questo duplice omicidio continua a suscitare interrogativi sulla verità nascosta dietro quegli eventi drammatici che hanno sconvolto la tranquilla cittadina di Nereto. La determinazione del procuratore Picardi nel riaprire il caso dopo così tanti anni testimonia la volontà delle autorità competenti di fare piena luce su questa vicenda intricata e ancora irrisolta.