13 gennaio 2025 – 11:45
La recente approvazione della legge finanziaria ha introdotto l’obbligo di utilizzare esclusivamente ricette digitali per le prescrizioni mediche. Questa disposizione riguarda sia i farmaci che le prestazioni del servizio sanitario nazionale, coinvolgendo quindi sia le ricette rosse a carico dello Stato che quelle bianche a carico dei cittadini. Tuttavia, questa innovazione suscita pareri contrastanti. Coloro contrari evidenziano la problematica legata alle fasce più anziane della popolazione, tra cui oltre il 30% non dispone di accesso a Internet né possiede uno smartphone.I professionisti del settore stanno valutando con attenzione questa novità. La dottoressa Chiara Nardo, medico di base a Torino, sottolinea l’importanza di considerare il target dei servizi migliorati e di valutare attentamente i potenziali rischi. Il settore sanitario è estremamente delicato poiché riguarda direttamente la salute delle persone, in particolare nella sua zona operativa dove è presente una significativa percentuale di anziani con limitate competenze nell’utilizzo dei dispositivi tecnologici.Il dottor Vittorio Giura ritiene che per i cittadini abituati da tempo alle pratiche dematerializzate non ci saranno grossi cambiamenti. Tuttavia, mette in evidenza come gli infermieri e i medici, sia ospedalieri che territoriali, siano fortemente penalizzati dall’introduzione del sistema informatizzato di prescrizione, il quale comporta complicazioni burocratiche e sottrae tempo prezioso all’effettiva pratica medica.Il dottor Diego Pavesio sottolinea l’aspetto positivo della dematerializzazione delle ricette ma invita a non esagerare nell’estendere questa pratica. Esprime preoccupazione sul rischio che medici e dentisti privati possano adottare lo stesso approccio, creando una situazione in cui il paziente debba necessariamente rivolgersi allo specialista che ha prescritto il farmaco anche per altri trattamenti correlati.