L’Italia sta facendo registrare un calo significativo nel numero di ricorsi pendenti presso la Corte europea dei diritti umani, uscendo per la prima volta in anni dal gruppo dei cinque paesi che rappresentano circa il 75% del carico di lavoro dei giudici a Strasburgo. Secondo il rapporto della CEDU che analizza la situazione al 31 dicembre dell’anno scorso, l’Italia contava 2.141 ricorsi ancora da esaminare, rispetto ai 2.743 dell’anno precedente. È necessario tornare indietro fino al 2006 per trovare un numero inferiore, pari a 1.300 casi pendenti. Attualmente, l’Italia si colloca al sesto posto per il numero di fascicoli in attesa di valutazione da parte della Corte europea.Il rapporto evidenzia che quasi tre quarti dei ricorsi pendenti riguardano solamente cinque Stati, con la Turchia in testa alla classifica con circa 21.600 casi, seguita dalla Russia con circa 8.150, dall’Ucraina con circa 7.700, dalla Romania con 3.850 e infine dalla Grecia con 2.600 casi da esaminare.Questi dati testimoniano una riduzione significativa del carico di lavoro della Corte europea dei diritti umani per quanto riguarda l’Italia, che si sta avvicinando a livelli minimi storici di ricorsi pendenti rispetto agli anni passati. Questo trend positivo potrebbe indicare una maggiore efficienza nei processi giudiziari interni e una migliore tutela dei diritti umani nel contesto italiano.
Riduzione significativa dei ricorsi pendenti all’Italia presso la Corte europea dei diritti umani
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