“Rigopiano: il silenzio delle vittime tra le rovine dell’hotel”

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Nel cuore della natura selvaggia, tra le rovine e i resti di un antico resort, si trova il segnalino in pelle di una chiave di camera. Accanto, la porta di vetro intatta della spa con la scritta ‘Nature Fitness’, testimone silenzioso delle giornate passate all’insegna del relax e del benessere. Travi di legno accatastate qua e là raccontano storie antiche, mentre gli ultimi video girati dalle vittime si riflettono simbolicamente sulle pareti ormai sbiadite dell’albergo. All’esterno, uno scheletro di blocchi di cemento delinea l’area che un tempo ospitava l’hotel Rigopiano, sulle pendici maestose del Gran Sasso in Abruzzo.Il paesaggio è segnato dalla tragedia avvenuta il 18 gennaio 2017: il canalone lungo il monte Siella dove tonnellate di ghiaccio, neve e alberi si sono abbattuti a valle, portando via con sé le vite di 29 persone. È qui che Pablo Trincia si muove come voce narrante della docuserie Sky Original “E poi il silenzio – Il disastro di Rigopiano”, trasformando in immagini e parole la moderna Pompei di montagna. Dopo il successo del podcast, la serie televisiva composta da 5 episodi prodotti da Sky Italia e Sky Tg24 rivela dettagli sconvolgenti sulla tragedia.A distanza di otto anni dall’accaduto e in vista dell’udienza fissata per il 27 novembre in Cassazione, la docuserie solleva interrogativi su possibili responsabilità non ancora chiarite. Le immagini delle operazioni di soccorso si alternano ai video forniti dai familiari e dai superstiti dell’incidente, offrendo uno sguardo intimo sulla vita nell’hotel poco prima della tragedia. La presenza dei parenti delle vittime durante la presentazione della serie conferma l’importanza emotiva e sociale dell’opera.”Affrontare Rigopiano è stato un dovere morale”, dichiara Trincia durante un incontro con la stampa a Pescara, evidenziando l’impegno nel raccontare una storia umana al di là del dolore e della morbosità. L’intento è quello di preservare la memoria delle vittime attraverso un memoriale che conservi le foto dei perduti, affinché non vengano dimenticati nel tempo. Una testimonianza dolorosa ma necessaria per onorare coloro che hanno perso la vita in quella tragica giornata.

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