L’esigenza di un’autonomia più ampia, declinata sia a livello regionale che con una specializzazione per la Città di Roma, si ripropone con rinnovata urgenza nel dibattito politico italiano.
L’iniziativa, sostenuta dal Ministro per gli Affari Regionali Roberto Calderoli, si inserisce in un quadro più ampio di riforme istituzionali che mirano a ridefinire i rapporti tra Stato e enti locali, con particolare attenzione alla riforma dell’autonomia differenziata.
La ‘questione romana’, lungi dall’essere un capitolo chiuso, continua ad alimentare un acceso confronto politico e amministrativo.
Diverse proposte di legge, frutto di un percorso parlamentare iniziato tempo fa, sono attualmente esaminate dalla Commissione Affari Costituzionali della Camera.
Tra queste spiccano l’intervento del dem Roberto Morassut, figura chiave nella genesi della riforma, e la proposta avanzata dal capogruppo di Forza Italia, Paolo Barelli.
Parallelamente, il Governo, con un disegno di legge elaborato direttamente sotto la supervisione della Presidente del Consiglio Giorgia Meloni, della Ministra delle Riforme Elisabetta Casellati e del Ministro Calderoli, si appresta a presentare una propria visione, con l’obiettivo di approvarla entro la pausa estiva.
Questa accelerazione normativa non è passata inosservata al Campidoglio, che aveva precedentemente espresso il desiderio di un confronto costruttivo prima della formalizzazione del testo.
Il riconoscimento della necessità di una maggiore autonomia per Roma gode di un ampio consenso trasversale.
Il Sindaco Roberto Gualtieri, in particolare, ha ripetutamente sollevato il problema della carenza di risorse finanziarie, evidenziando come il peso della capitale, con i suoi complessi oneri derivanti dall’accoglienza di istituzioni nazionali e internazionali, dalla gestione di eventi di rilevanza mondiale, e dall’intenso flusso di turisti e pendolari, gravino in maniera sproporzionata sulla città.
La critica del Sindaco si estende anche alle criticità del trasporto pubblico, insufficientemente finanziato, e ad un sistema di Fondo di Solidarietà Comunale percepito come penalizzante per Roma.
L’autonomia, in questo contesto, non è vista come un mero trasferimento di competenze amministrative, ma come un imperativo per garantire a Roma la capacità di affrontare le sue sfide specifiche, ottimizzare le risorse e migliorare la qualità della vita dei suoi cittadini, liberandola da un fardello eccessivo che ne limita lo sviluppo e la competitività.
La questione, in definitiva, si pone come un nodo cruciale per la definizione di un modello di governance più efficiente e rispondente alle esigenze di una metropoli complessa e strategica come Roma.