Il caso di Danilo Coppola, ex imprenditore romano legato alle vicende dei cosiddetti “furbetti del quartierino”, si trascina ancora nelle aule giudiziarie milanesi, con un’ulteriore sospensione del processo per tentata estorsione ai danni di Prelios, società di gestione patrimoniale proprietaria del complesso immobiliare Porta Vittoria.
La vicenda, già segnata da una complessa trama di estradizioni e condanne definitive, si è arenata in una questione procedurale di notevole rilevanza giuridica.
Nel dicembre 2024, la giudice Amelia Managò, presiedendo la sesta sezione penale del tribunale di Milano, aveva sospeso l’udienza in seguito all’istanza presentata dalla difesa, rappresentata dagli avvocati Alessandro Gentiloni e Francesco Caroleo Grimaldi.
La questione sollevata verte sulla correttezza della procedura di estradizione dal territorio degli Emirati Arabi Uniti, avvenuta nell’agosto precedente.
La difesa ha contestato che, nel momento in cui l’Italia ha richiesto e ottenuto l’estradizione di Coppola, non sia stata espressamente menzionata la pendenza del procedimento milanese per tentata estorsione.
Questo, secondo i legali, potrebbe inficiare la validità dell’estradizione stessa e, di conseguenza, la possibilità per la giustizia italiana di proseguire con il processo.
Coppola, attualmente detenuto a Viterbo, sta scontando una pena definitiva superiore ai sei anni, emessa nel 2022 per bancarotta in relazione ai fallimenti del Gruppo Immobiliare 2004, Mib Prima spa e Porta Vittoria spa.
Questa condanna rappresenta il fulcro di un’indagine più ampia che ha portato alla luce pratiche finanziarie poco trasparenti e presunte irregolarità gestionali, gettando un’ombra sulla gestione di importanti asset immobiliari.
Durante l’udienza odierna, il pubblico ministero Mauro Clerici ha evidenziato la situazione di stallo con gli Emirati Arabi Uniti.
Nonostante ripetuti solleciti e la trasmissione di documentazione ufficiale attraverso la Procura generale e il Ministero della Giustizia, non è ancora pervenuta risposta in merito alla richiesta di estensione dell’estradizione per includere anche il procedimento milanese.
Questo silenzio, per quanto formale, complica sensibilmente la prosecuzione del processo.
La mancata risposta sottolinea la delicatezza delle relazioni giudiziarie internazionali e la complessità di coordinare le procedure legali tra Paesi diversi, dove le normative e le interpretazioni possono variare.
La decisione della giudice Managò di rinviare il processo, oltre che per l’impossibilità di Coppola a presenziare all’udienza, riflette la necessità di attendere l’esito della procedura in corso ad Abu Dhabi.
Il rinvio, fissato al 30 marzo, conferma l’incertezza che grava sul caso e evidenzia come una mera formalità procedurale possa avere un impatto significativo sui tempi e sulla validità di un’indagine giudiziaria.
L’evento solleva interrogativi sulla trasparenza delle procedure di estradizione e sulla necessità di una maggiore attenzione alla completezza delle informazioni fornite alle autorità straniere.
Il caso Coppola si configura, dunque, come un caso studio sulla complessità dei rapporti internazionali in ambito giudiziario e sulla delicatezza delle procedure che regolano l’esecuzione delle pene.