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venerdì 24 Ottobre 2025

Femminicidio Serena Mollicone: Appello Bis, Nuove Richieste e Dubbi da Dissipare

Il processo di appello bis per il femminicidio di Serena Mollicone, la giovane scomparsa nel giugno 2001 nel territorio di Arce, assume contorni sempre più complessi e richiede un’indagine approfondita, mirata a dissipare i dubbi persistenti e a ricostruire con la massima accuratezza gli eventi che portarono alla sua tragica fine.

La Procura Generale di Roma, consapevole della delicatezza della vicenda e della necessità di una verità processuale completa, ha formulato una serie di richieste cruciali alla Corte d’Assise.
L’istanza più significativa riguarda l’audizione di un ampio ventaglio di testimoni, inclusi consulenti tecnici e figure chiave precedentemente coinvolte nelle indagini.
Questo sforzo mira a colmare le lacune informative e a confrontare le diverse versioni dei fatti, al fine di delineare un quadro coerente e verificabile.
Particolare attenzione è stata rivolta al luogotenente Gabriele Tersigni, in relazione alle dichiarazioni rese dal defunto Santino Tuzzi, il cosiddetto “supertestimone”.
Le testimonianze di Tuzzi, inizialmente assertive nell’affermare l’ingresso di Serena Mollicone nella caserma dei Carabinieri, furono poi parzialmente ritrattate, generando un cortocircuito interpretativo che la Procura intende chiarire attraverso un esame puntuale della percezione e della memoria del luogotenente.
Parallelamente, la Procura ha richiesto una nuova perizia tecnica sul “buco” riscontrato nella porta della caserma.
Questo elemento, oggetto di interpretazioni divergenti, rappresenta un punto focale per ricostruire la dinamica degli eventi e verificare l’eventuale correlazione tra l’impatto e le lesioni riportate da Serena Mollicone.

L’attenzione si concentra inoltre sull’episodio, già noto, in cui Franco Mottola, allora comandante della caserma, avrebbe inflitto un pugno alla porta durante una lite con il figlio Marco.
La nuova perizia dovrà stabilire con certezza le caratteristiche e le implicazioni di questo gesto, escludendo o confermando l’ipotesi di un tentativo di manipolazione delle prove o di un depistaggio.
L’obiettivo primario dell’accusa, come espresso dal Pubblico Ministero, è dimostrare in maniera incontrovertibile che Serena Mollicone sia entrata nella caserma e che, a seguito di un evento traumatico, abbia subito un impatto contro una porta, con conseguenze fatali.
Al contempo, si intende accertare con rigore se vi siano state condotte voluttuarie o omissioni improntate a dolo o colpa, da parte degli imputati – Franco Mottola, Anna Maria e Marco – finalizzate a ostacolare le indagini e a depistare la verità.
La complessità del caso e la necessità di un’indagine esaustiva hanno portato i giudici a riservarsi per decidere sull’ammissibilità delle richieste della Procura, con una nuova udienza fissata al 19 novembre.
L’attesa per la sentenza, che potrebbe giungere in primavera, si preannuncia carica di tensione, poiché rappresenta l’ultima possibilità di assicurare alla famiglia Mollicone la giustizia che merita e di fare luce su una vicenda avvolta nel mistero da oltre vent’anni.

La ricerca della verità processuale, in questo caso, assume un significato ancora più profondo, perché si tratta di onorare la memoria di una giovane donna e di ristabilire la fiducia nel sistema giudiziario.

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