Nel corso del processo per diffamazione aggravata che vede Stefano Ceci imputato, le testimonianze di Claudia Villafane, ex moglie di Diego Armando Maradona, e delle sue figlie Dalma e Giannina, hanno dipinto un quadro emotivamente carico e ricco di accuse reciproche, focalizzandosi sulle complesse vicende legate alla gestione dei diritti d’immagine del campione argentino.
Le dichiarazioni, rese in aula a Roma, hanno rivelato un profondo dolore e una frustrazione palpabile, amplificata dalla risonanza mediatica globale che ogni dettaglio della loro vicenda suscita.
Le affermazioni di Ceci, rilasciate in un’intervista del 30 ottobre 2021, hanno rappresentato il detonatore di questa disputa legale.
L’ex manager, descrivendo le battaglie legali in corso, ha utilizzato un linguaggio tagliente, definendo gli opponenti come “parassiti” che avevano sfruttato Maradona in vita e cercavano di farlo anche dopo la sua scomparsa.
Queste parole, percepite come un attacco diretto e infamante, hanno scatenato la reazione della famiglia Maradona.
Claudia Villafane ha espresso un profondo turbamento per le accuse mosse, sottolineando la sofferenza che le affermazioni di Ceci hanno provocato, non solo a lei ma anche alle sue figlie, esposte a un’attenzione mediatica invasiva.
La sua testimonianza si è concentrata sulla percezione di una distorsione della realtà, evidenziando come le sue azioni e quelle delle sue figlie siano state rappresentate in modo ingiusto e dannoso.
Ha contestato la validità delle accuse di appropriazione indebita di cimeli, sottolineando che, al momento della separazione legale con Maradona, i beni del campione erano rimasti presso la sua abitazione e che una sentenza argentina ne aveva riconosciuto la sua proprietà.
La sua rabbia si è manifestata con la richiesta di comprendere perché Ceci, non essendo stato presente nei momenti cruciali della vita di Maradona, si sentisse autorizzato a giudicare e denigrare la sua figura e quella delle sue figlie.
Dalma e Giannina, a loro volta, hanno rivelato la scoperta, post mortem, di un contratto stipulato tra Maradona e Ceci per la gestione dei diritti d’immagine, un accordo che, secondo le loro dichiarazioni, prometteva benefici economici per gli eredi, benefici che però non hanno mai ricevuto.
Questa rivelazione ha alimentato sospetti sulla trasparenza della gestione patrimoniale del campione e ha aggiunto un ulteriore strato di complessità alla vicenda.
Il processo, dunque, non si limita a una semplice questione di diffamazione, ma si configura come un’indagine più ampia sulle dinamiche familiari, le controversie economiche e le responsabilità nella gestione dell’eredità di un’icona globale.
Le testimonianze raccolte in aula hanno gettato luce su un intreccio di emozioni, accuse e segreti, lasciando presagire un lungo e travagliato percorso verso la verità giudiziaria e la riconciliazione, se possibile, tra le parti coinvolte.
L’eco delle parole pronunciate in tribunale risuona ben oltre le mura dell’aula, alimentando il dibattito pubblico e riaccendendo l’attenzione sul complesso universo che ruota attorno alla figura di Diego Armando Maradona.







