Il decesso di una ottantiduenne residente a Nerola, verificatosi presso l’ospedale San Giovanni di Dio di Fondi, rappresenta un tragico campanello d’allarme sull’emergenza virus West Nile che affligge il Lazio, in particolare la provincia di Latina.
La paziente, giunta in ospedale il 14 luglio lamentando febbre alta e un quadro di confusione mentale, si aggiunge a un numero crescente di casi confermati che destano seria preoccupazione tra le autorità sanitarie e la popolazione.
Questa singola vicenda, purtroppo, si inserisce in un contesto più ampio caratterizzato da una recrudescenza dell’attività del virus West Nile, un arbovirus trasmesso principalmente dalle zanzare, in particolare dalla specie *Culex pipiens*.
La malattia, sebbene spesso asintomatica, può manifestarsi con una sindrome influenzale, ma in alcuni casi, specialmente in soggetti anziani o immunocompromessi, può evolvere in una neuroinfiammazione severa, con conseguenze neurologiche permanenti o, come in questo caso, decesso.
Al di là del caso della signora nerolese, la situazione epidemiologica nel Lazio vede attualmente sei ulteriori infezioni da West Nile documentate, tutte localizzate nella provincia di Latina.
Due di questi casi presentano una gravità clinica accentuata, esacerbata dalla presenza di comorbilità preesistenti, e richiedono assistenza medica intensiva presso l’ospedale Santa Maria Goretti di Latina.
Gli altri quattro pazienti, fortunatamente, mostrano un quadro clinico in via di stabilizzazione e miglioramento.
L’epidemia attuale solleva interrogativi importanti sulle dinamiche di trasmissione del virus e sull’efficacia delle misure di prevenzione.
La presenza del virus West Nile in Italia non è una novità; è stato isolato per la prima volta nel 1994 e periodicamente riemerge, spesso legato a condizioni ambientali favorevoli alla proliferazione delle zanzare, come temperature elevate e precipitazioni intense che creano ristagni d’acqua.
La gestione dell’epidemia richiede un approccio multidisciplinare che coinvolga sanità pubblica, veterinaria (dato che il virus colpisce anche uccelli, serbatoio naturale del virus), e controllo delle zanzare.
Misure di prevenzione primaria includono l’eliminazione dei ristagni d’acqua (gonfiabili, sottovasi, grondaie), l’utilizzo di repellenti, e la protezione personale con abbigliamento appropriato durante le ore serali e notturne, quando le zanzare sono più attive.
La sorveglianza epidemiologica, con il monitoraggio costante della popolazione di zanzare e l’analisi dei campioni biologici di animali e persone, è cruciale per identificare tempestivamente nuovi casi e adottare misure mirate.
La comunicazione efficace al pubblico, informando sui rischi e sulle misure di prevenzione, è altrettanto importante per sensibilizzare la popolazione e promuovere comportamenti responsabili.
Il tragico evento di Nerola sottolinea l’urgenza di rafforzare questi sforzi e proteggere la salute pubblica.