lunedì 18 Agosto 2025
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Regina Coeli: Tensione e Violenza, il Carcere Italiano in Crisi

La notte scorsa, il carcere di Regina Coeli, noto anche come Casa Circondariale femminile di Roma, ha visto il precipitare di una situazione di grave tensione, culminata in episodi di violenza e danneggiamento che hanno messo a dura prova la sicurezza e la stabilità dell’istituto.
L’incidente, che si è sviluppato nell’arco di diverse ore e si è risolto solo con l’intervento di rinforzi e il sacrificio di operatori di polizia penitenziaria, riflette un quadro molto più ampio e preoccupante: la profonda crisi che affligge il sistema carcerario italiano, e in particolare quello laziale.

L’escalation iniziò con un ritardo nel rientro in cella da parte dei detenuti della sesta sezione, un segnale spesso indicativo di un malessere più profondo che si manifesta attraverso comportamenti di sfida e rifiuto.

Successivamente, la situazione è degenerata con atti di aggressione rivolti al personale di custodia, concretizzati nel lancio di bombolette di gas – un oggetto apparentemente banale, ma che in un contesto di tensione può diventare un’arma – e nell’appiccamento di incendi.

La gestione dell’emergenza, sebbene efficace grazie alla professionalità e al coraggio degli agenti, ha richiesto un notevole dispendio di risorse umane e ha portato alla luce le criticità strutturali che caratterizzano la realtà carceraria.

Gennarino De Fazio, segretario generale della Uilpa Polizia Penitenziaria, sottolinea con preoccupazione come gli operatori, quotidianamente, si trovino a operare in condizioni di estrema difficoltà, esponendo la propria sicurezza personale in un contesto di crescente instabilità.
Questi eventi non sono fenomeni isolati, bensì sintomi di un sistema in stato di collasso.
Il sovraffollamento carcerario, in particolare nel Lazio, raggiunge livelli allarmanti.
La media regionale si attesta intorno al 145%, un dato che supera significativamente la media nazionale del 132% e che genera un clima di tensione latente, esacerbato dalla mancanza di spazi adeguati e dalla scarsità di risorse per programmi di riabilitazione e assistenza psicologica.
La Casa Circondariale di Regina Coeli, con un tasso di occupazione al 185%, incarna in modo emblematico questa drammatica situazione.

Altri istituti, come quelli di Civitavecchia, Rieti e Latina, presentano livelli di sovraffollamento altrettanto critici, con punte che superano il 170%.
Le cifre parlano chiaro: 6.710 detenuti nel Lazio, con un aumento costante dall’inizio dell’anno.
Ma dietro i numeri si celano storie di vite soffocate, di diritti calpestati e di dignità negata.
Emanuela Droghei, consigliera regionale del Partito Democratico, denuncia la gravità della situazione, evidenziando come il sovraffollamento carcerario non sia solo un problema logistico, ma una questione etica e sociale che impone un intervento urgente e risolutivo.
Il sistema penitenziario, inteso come luogo di riabilitazione e reinserimento sociale, rischia di trasformarsi in un mero contenitore di persone, alimentando un circolo vizioso di marginalità e devianza.
È necessario un cambio di paradigma, che metta al centro la persona detenuta, promuovendo politiche di prevenzione, alternative alla detenzione e percorsi di recupero sociale.
L’episodio di Regina Coeli rappresenta un campanello d’allarme che non può essere ignorato: è il momento di agire, con coraggio e determinazione, per restituire dignità e speranza a chi si trova dietro le sbarre.

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