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martedì 4 Novembre 2025

Roma, occupate due licei: studenti in protesta per Palestina e repressione.

Due istituti scolastici storici di Roma, il liceo Mamiani e il liceo Aristofane, sono stati oggetto di occupazione, innescando una nuova ondata di tensioni e sollevando complesse questioni riguardanti il diritto di manifestare, la sicurezza degli studenti e il ruolo delle istituzioni educative.
L’evento al liceo Mamiani, situato nel quartiere Prati, si è concretizzato con la forzatura dell’ingresso, segnalando un’escalation rispetto a precedenti forme di protesta.
Parallelamente, il liceo Aristofane, in via Monte Resegone, ha subito la stessa sorte.

Le scuole, attraverso i canali social, hanno comunicato l’interruzione delle attività didattiche e invitato i genitori a recuperare i propri figli, sottolineando la pericolosità della situazione e la sua natura illegale.
La direzione, il corpo docente e il personale scolastico hanno espresso una ferma condanna per questo atto, definendolo immotivato e dannoso.
La preside, in particolare, ha espresso profonda preoccupazione per le barricate erette dagli occupanti, che non solo impediscono l’accesso alla scuola, ma compromettono anche la possibilità di garantire un’uscita sicura in caso di emergenza.
È stata annunciata una denuncia formale alle autorità competenti e una richiesta di immediato sgombero.

Le motivazioni alla base dell’occupazione, esplicitate dagli studenti dell’Aristofane, emergono da un contesto di profonda inquietudine globale.
Il riferimento al “genocidio in Palestina” denota una presa di posizione politica che interseca la protesta scolastica con una sensibilità internazionale verso le vicende del Medio Oriente.
La denuncia di una “repressione scolastica sempre più rigida” suggerisce un malcontento nei confronti delle politiche educative in atto, percepite come limitanti e autoritarie.
Infine, la critica all’allocazione delle risorse statali, privilegiando investimenti militari a discapito del benessere sociale e dell’istruzione, riflette una visione critica del sistema politico ed economico.

L’occupazione, quindi, si configura come un atto di disobbedienza civile volto a veicolare messaggi complessi e a contestare dinamiche percepite come ingiuste.
Tuttavia, solleva anche interrogativi cruciali sul limite tra il diritto di protesta e il rispetto delle regole, sulla responsabilità delle istituzioni educative e sul ruolo degli studenti nella società.
La vicenda richiede una riflessione approfondita e un dialogo costruttivo per affrontare le cause profonde del disagio e per trovare soluzioni che garantiscano la sicurezza, la legalità e il diritto allo studio.

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