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venerdì 24 Ottobre 2025

Tragedia Andrea Prospero: Udienza Cruciale a Perugia

Si è aperta a Perugia, dinanzi al giudice per le indagini preliminari, una udienza cruciale nell’ambito dell’inchiesta relativa alla tragica scomparsa di Andrea Prospero, il giovane di diciannove anni originario di Lanciano (Chieti), deceduto nel gennaio scorso in un alloggio ricettivo del centro storico umbro.

Al centro del procedimento, la richiesta di patteggiamento presentata dalla difesa del coetaneo romano, accusato di istigazione e aiuto al suicidio.

L’aula era gremita, testimonianza del profondo coinvolgimento emotivo che circonda questo caso.
Presente l’indagato, accompagnato dai suoi legali, e la famiglia di Andrea – i genitori e i fratelli – rappresentata dagli avvocati Francesco Mangano e Carlo Pacelli, che si apprestano a costituirsi parte civile.
La loro presenza sottolinea la necessità di un percorso di giustizia non orientato alla vendetta, ma volto a perseguire la responsabilità di chi, con le proprie azioni, ha contribuito alla perdita di un giovane.

La proposta di pena, originariamente formulata in due anni e mezzo di reclusione da scontare con lavori di pubblica utilità, è stata precedentemente giudicata dai legali della difesa come inadeguata e insoddisfacente, aprendo la strada a una discussione più ampia sulla quantificazione della sanzione e sulla sua capacità di riflettere la gravità del reato.

Le indagini, condotte dalla Procura di Perugia, hanno delineato un quadro inquietante: Andrea e l’indagato si erano incontrati in un contesto virtuale, attraverso la piattaforma Telegram, dove avevano sviluppato una prolungata corrispondenza incentrata sul tema del suicidio.

Il legame, puramente digitale, ha avuto conseguenze devastanti.

Il giovane romano, mai incontrato personalmente dalla vittima, ha fornito indicazioni specifiche sull’utilizzo di farmaci potenzialmente letali, poi acquistati da Andrea.
Questo aspetto solleva interrogativi complessi sull’influenza delle interazioni online, l’anonimato di internet e la vulnerabilità dei giovani, particolarmente esposti a dinamiche di suggestionabilità e ricerca di soluzioni drastiche in momenti di sofferenza.
La decisione della famiglia Prospero di costituirsi parte civile mira a ottenere non solo un risarcimento economico, ma soprattutto a garantire che venga fatta luce sulla dinamica dei fatti e che vengano presi provvedimenti per prevenire simili tragedie in futuro.

La loro azione legale si configura come un appello alla responsabilità collettiva e un monito contro la diffusione di contenuti pericolosi e la banalizzazione del suicidio, fenomeni che richiedono un’attenzione costante e un impegno concreto da parte di istituzioni, scuole e famiglie.

L’udienza si preannuncia quindi come un momento cruciale per la ricerca della verità e per l’avvio di un percorso di elaborazione del lutto e di ricostruzione della serenità per tutti coloro che sono stati coinvolti in questa dolorosa vicenda.

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