L’eco di un addio, la promessa di un ritorno: il 11 giugno 2018, sullo sfondo monumentale del Teatro Greco di Siracusa, Andrea Camilleri, ormai avvolto dalla cecità, condivise un’intuizione profonda, un desiderio di comprendere l’essenza dell’eternità.
Quel monologo, “Conversazione su Tiresia”, non fu solo un’esibizione artistica di ottanta minuti davanti a cinquemila spettatori, ma una summa di storia, letteratura e teatro, un testamento spirituale e artistico che, a distanza di sette anni, assume un significato ancora più intenso alla luce della sua scomparsa.
La scelta del luogo, il Teatro Greco, non fu casuale.
Camilleri, uomo profondamente radicato nella cultura siciliana, un crogiolo di influenze elleniche, arabe e normanne, cercò di immergersi in un’atmosfera senza tempo, un luogo dove la memoria del passato si fonde con la vivacità del presente.
Un palcoscenico dove la cultura greca, un faro di civiltà, continuava a risplendere, offrendo uno sguardo sull’immortalità.
Il monologo, recentemente riproiettato in occasione del centenario della nascita dello scrittore, rappresenta un vero e proprio passaggio di testimone.
Camilleri, affrontando con coraggio una sfida artistica complessa, si fece interprete di Tiresia, il profeta cieco della mitologia greca, incarnando così la sua stessa condizione di cecità e la sua profonda connessione con la saggezza antica.
La frase “Mi piacerebbe ci rincontrassimo qui una sera tra cento anni” trascendeva un semplice saluto; era una dichiarazione d’amore per il teatro, per la cultura e per la memoria collettiva.
La serata del centenario, celebrata a Roma, è stata un’occasione per ripercorrere il percorso creativo di “Conversazione su Tiresia”.
Un percorso costellato di collaborazioni artistiche che hanno dato vita a uno spettacolo unico nel suo genere.
Il produttore Carlo Degli Esposti, il regista Roberto Andò, il compositore Roberto Fabbriciani e il regista televisivo Stefano Vicario hanno condiviso aneddoti e retroscena, svelando il processo creativo dietro le quinte.
Un inedito backstage ha offerto uno sguardo intimo e personale sul making of di un’opera che ha segnato profondamente la cultura italiana.
“Conversazione su Tiresia” non è solo un monologo; è un viaggio attraverso la storia della letteratura e della cultura.
Da Esiodo a Stazio, da Poliziano ad Apollinaire, da Pound a Woody Allen, Camilleri tesse una fitta rete di citazioni e riferimenti, mescolando realtà e finzione con maestria.
L’opera si apre con le note evocative di “The Cinema Show” dei Genesis e la voce di Peter Gabriel che invita a un viaggio nel tempo con Tiresia, profeta capace di trasformarsi da uomo a donna e di nuovo uomo, testimone di epoche e culture diverse.
L’esordio di Camilleri, “Chiamatemi Tiresia.
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mancano le sue profezie”, sottolinea la sua consapevolezza del ruolo profetico dell’arte e della letteratura, capaci di illuminare il presente e anticipare il futuro.
“Conversazione su Tiresia” non è un semplice addio, ma una celebrazione della vita, della cultura e dell’arte, un invito a guardare oltre i confini del tempo e a cogliere l’eco dell’eternità.
Un’eredità preziosa che continua a ispirare e a commuovere, generazione dopo generazione.