Il nuovo cinema di Andrea De Sica, *Gli Occhi degli Altri*, emerge come un’immersione densa e inquietante nell’Italia del 1960, un’epoca apparentemente segnata dalla spensieratezza ma intrisa di tensioni represse e desideri proibiti.
Il film, presentato alla Festa del Cinema di Roma, non si limita a riproporre un’ambientazione storica; la riattualizza, scavando nelle dinamiche psicologiche che, pur mutate nella forma, persistono inalterate.
Al centro della narrazione troviamo Lelio, un marchese di ingente ricchezza, interpretato con una potenza magnetica da Filippo Timi, e Elena, una donna misteriosa e fragile, incarnata da una Jasmine Trinca in stato di grazia.
La loro relazione, che si sviluppa sullo sfondo di un’isola isolata e selvaggia, si configura come un intricato gioco di seduzione, potere e manipolazione.
Non si tratta di una semplice storia d’amore, ma di un’esplorazione del desiderio umano nelle sue forme più oscure e trasgressive, un’indagine sui confini sottili tra piacere e dolore, consenso e coercizione.
*Gli Occhi degli Altri* attinge a piene mani dall’immaginario erotico del Novecento, evocando atmosfere che ricordano i trattati di sessualità del passato, come quelli di Richard von Krafft-Ebing, sebbene De Sica trascenda la mera elencazione di pratiche e fantasie per indagare la loro radice emotiva e psicologica.
Il voyeurismo, il gioco di ruolo, la dinamica del potere – elementi che emergono con naturalezza all’interno di questa relazione – non sono presentati come fini a sé stessi, ma come manifestazioni di una profonda insoddisfazione e di una ricerca disperata di identità.
L’ispirazione al delitto Casati Stampa, uno scandalo che scosse l’Italia del dopoguerra, fornisce al film una cornice drammatica, ma De Sica si discosta dalla mera ricostruzione dei fatti per offrire una chiave interpretativa originale.
Il regista non intende giudicare o condannare, ma piuttosto illuminare le zone d’ombra della psiche umana, rivelando come i traumi del passato possano perpetuarsi nel presente, influenzando le relazioni interpersonali e alimentando cicli di violenza.
La bellezza decadente dell’isola, le atmosfere sospese nel tempo, la colonna sonora suggestiva concorrono a creare un’esperienza cinematografica intensa e coinvolgente, che invita lo spettatore a interrogarsi sulla natura del desiderio, sulla fragilità dei confini morali e sulla persistenza di schemi comportamentali che affondano le radici in un passato storico complesso e contraddittorio.
*Gli Occhi degli Altri* si configura quindi come un ritratto impietoso e al contempo affascinante di un’epoca di transizione, un viaggio nel cuore dell’animo umano, dove la passione e la distruzione danzano in un vortice ineluttabile.