Maria Barosso, figura singolare e imprescindibile nel panorama della tutela del patrimonio culturale italiano, emerge come una pioniera in un’epoca di radicali mutamenti urbani e di una nascente consapevolezza del valore storico e artistico del passato.
La mostra monografica, attualmente in programma presso la Centrale Montemartini fino al 22 febbraio 2026, offre finalmente una luce intensa su una figura fin troppo a lungo rimasta nell’ombra, restituendo al pubblico un nucleo significativo di circa cento opere, tra cui stampe, disegni e acquerelli realizzati tra il 1900 e gli anni Trenta.
La sua carriera, che la vide prima donna funzionaria e disegnatrice presso la Direzione Generale Antichità e Belle Arti del Ministero della Pubblica Istruzione, si intreccia indissolubilmente con la trasformazione tumultuosa di Roma nei primi decenni del XX secolo.
Un periodo segnato da frenetiche attività edilizie, demolizioni di edifici storici e la creazione di nuove infrastrutture che ridefinirono l’aspetto della città.
Barosso, attraverso il suo lavoro di documentazione ad acquerello, non si limitò a registrare queste alterazioni, ma offrì una testimonianza preziosa, caratterizzata da un’accurata resa filologica unita a una sensibilità artistica ineguagliabile.
Il suo contributo va ben oltre la mera documentazione tecnica.
Barosso, infatti, dotata di una profonda conoscenza archeologica e di un occhio acuto per il dettaglio, seppe catturare non solo l’aspetto fisico dei monumenti e degli scavi, ma anche l’atmosfera e il contesto storico in cui essi si trovavano.
La sua produzione artistica, pertanto, rappresenta una fonte di informazioni inestimabile per comprendere le dinamiche sociali, economiche e culturali che plasmarono Roma in quel periodo cruciale.
La scoperta e pubblicazione di inediti, come le raffigurazioni del Compitum Allium, ampliano ulteriormente il valore documentario e storico della sua opera.
La mostra, nata da un fondo di ottanta acquerelli conservati presso la Sovrintendenza Capitolina, si arricchisce di ulteriori opere e materiali d’archivio, creando un dialogo fecondo con le opere di artisti contemporanei, fotografie d’epoca e documenti storici.
Questo percorso espositivo non solo celebra il contributo storico-documentario di Maria Barosso, ma intende anche ripercorrere il suo legame profondo con la città di Roma, una città che amava e che ha saputo immortalare con maestria, e il suo rapporto con le figure istituzionali e intellettuali che hanno segnato la sua vita e la sua carriera.
La sua storia, quella di una donna torinese che seppe imporsi in un mondo prevalentemente maschile, testimonia l’importanza del ruolo femminile nella conservazione del patrimonio culturale italiano e l’impatto duraturo di una visione artistica e scientifica unica.