Francesco, il Santo e le Voci del Tempo: Un Ritratto Storico tra Dubbio e IroniaLa Nuvola di Roma ha recentemente ospitato Alessandro Barbero, figura di spicco nel panorama storiografico italiano, per una lectio magistralis dedicata a San Francesco d’Assisi, nell’ambito dell’iniziativa “Più Libri Più Liberi”.
Un evento che ha catalizzato l’attenzione di un pubblico numeroso, disposto ad attendere anche per ore per assistere alla presentazione del suo recente libro, “San Francesco” (Laterza, 2023).
Barbero, con la sua consueta abilità comunicativa, ha condotto il suo pubblico in un viaggio affascinante e complesso attraverso la vita e l’eredità del santo, distanziandosi dalle narrazioni agiografiche tradizionali.
L’approccio dello storico si rivela originale: non una semplice ricostruzione cronologica, ma un’analisi critica che indaga i confini tra realtà storica e costruzione narrativa.
Il punto di partenza è il testamento di Francesco, ultimo documento lasciato dal santo, una chiave di lettura cruciale per comprendere la sua volontà e il messaggio che intendeva lasciare al mondo.
L’esplorazione si concentra sulle biografie successive alla morte di Francesco, svelandone le stratificazioni e le manipolazioni.
Barbero illustra come le narrazioni ufficiali, e talvolta non ufficiali, abbiano progressivamente rimodellato gli eventi, amplificandone il valore simbolico e adattandoli alle esigenze del tempo.
L’episodio dell’incontro con il lebbroso, ad esempio, si trasforma gradualmente nella visione di Cristo, un processo che evidenzia la tendenza a privilegiare il significato religioso rispetto alla fedeltà storica.
“Nessuno di quegli autori era interessato ai fatti, quanto al loro significato,” sottolinea Barbero, invitando il pubblico a interrogarsi sulla natura stessa della testimonianza storica.
La creazione di un racconto unitario ha spesso richiesto l’aggiunta o la modifica di dettagli, come nel caso di Tommaso da Celano, costretto a inventare miracoli per colmare una presunta carenza.
Questa dinamica, che oggi potrebbe apparire sconcertante, rivela l’evoluzione del modo di concepire la storia e il ruolo del narratore.
L’ironia, elemento distintivo dello stile di Barbero, si intreccia con la serietà dell’analisi, creando un’esperienza coinvolgente e stimolante.
Le osservazioni pungenti, amplificate dal contesto delle recenti polemiche che hanno visto lo storico coinvolto in dispute accademiche, suscitano un sorriso amaro.
La libertà di espressione critica, apparentemente inesistente nel Medioevo, si rivela più ampia di quanto si possa immaginare, come dimostra la franchezza con cui Tommaso da Celano criticava le gerarchie dell’ordine francescano.
“Non so cosa succederebbe oggi a un frate francescano che dice che i suoi fratelli sono velenosi o critica i suoi capi,” riflette Barbero, evidenziando le differenze tra il clima intellettuale medievale e quello contemporaneo.
L’analisi si fa più malinconica quando Barbero affronta la progressiva revisione da parte di Francesco stesso della partecipazione femminile alla vita religiosa, un atteggiamento che contrasta con il suo rapporto con Santa Chiara.
“È triste – afferma – ma deve essere cambiato.
Deve aver deciso che questa complicazione dell’ordine femminile andava evitata.
” Questa constatazione, accolta da un coro di risate amare, solleva interrogativi profondi sulla complessità del pensiero umano e sulla difficoltà di conciliare ideali e pragmatismo.
La lectio magistralis di Alessandro Barbero non è stata solo un’occasione per ripercorrere la vita di San Francesco, ma anche un’opportunità per riflettere sulla natura della storia, sul ruolo del narratore e sulla fragilità delle certezze.
Un ritratto sfaccettato, intriso di ironia e malinconia, che invita il pubblico a interrogarsi sul significato della fede, della verità e dell’eredità di un uomo che ha lasciato un segno indelebile nella storia dell’umanità.






