La settantanovesima edizione del Premio Strega si appresta a concludersi, mentre già si proietta lo sguardo verso l’ottantesima, un traguardo significativo per una delle più prestigiose istituzioni letterarie italiane. Alle spalle della cerimonia di premiazione, un’aria di tregua sembra placare le tensioni sorte con il Ministro della Cultura, Alessandro Giuli, che avevano rischiato di oscurare l’importanza dell’evento. La Fondazione Bellonci, con la sua figura di riferimento, Stefano Petrocchi, ha operato una distensione, mitigando le critiche mosse dal Ministro riguardo alla mancata ricezione dei libri in gara, ironiche allusioni che avevano alimentato un clima di incertezza.L’episodio, seppur apparentemente marginale, solleva interrogativi più ampi sul delicato rapporto tra il governo e il mondo della cultura, un dialogo che, a detta di Stefano Mauri, presidente e AD del Gruppo Mauri Spagnol, sembra aver perso la sua rotta. La Costituzione, in questo contesto, emerge come un richiamo a un’armonia che fatica a manifestarsi. Enrico Selva Coddè, amministratore delegato e vicepresidente di Mondadori Libri, ha preferito non esprimersi, scegliendo la prudenza.Un tema ricorrente nella conversazione serale è la potenziale traslocazione della cerimonia finale a Cinecittà nel 2026. Petrocchi, pur evitando di fornire dettagli precisi, ha sottolineato come la scelta di Cinecittà per il Premio Strega Giovani nel 2022 sia stata dettata dalla volontà di portare l’evento in luoghi periferici, ampliandone la visibilità e l’impatto. La scelta della location, ha precisato, è annuale e soggetta a valutazione. La storia del Premio Strega è costellata di luoghi iconici: dal Ninfeo, sede storica, al Giardino Centrale del Museo Etrusco di Villa Giulia, con l’eccezione dell’Auditorium Parco della Musica per la settantesima edizione.Elisabetta Rasy, seduta al tavolo Rizzoli insieme a Dacia Maraini, ha espresso un parere condiviso da molti: lo Strega senza polemiche è un’anomalia, un paradosso. La polemica, in un certo senso, è parte integrante dell’identità del Premio. Come il Ninfeo, Cinecittà possiede un fascino intrinseco, un’aura che ne giustifica una possibile sistemazione. L’auspicio è quello di una coesistenza, di una condivisione di spazi e di opportunità. Maraini, invece, si è dimostrata ancorata alla tradizione, sottolineando come il cambiamento sia raramente dettato da motivazioni estetiche o di semplice volontà, ma spesso da eventi inattesi, da necessità impellenti. Il Ninfeo, con la sua storia secolare, rappresenta un punto fermo, un luogo di incontro per una comunità letteraria consolidata. L’assenza del Ministro, pur essendo un inconveniente, ha oscurato un momento di condivisione. Più grave, a suo avviso, sono i tagli al cinema, un colpo diretto alla creatività e alla produzione culturale.Massimo Turchetta, editore e direttore generale Rizzoli, ha ricordato con forza come ogni investimento in cultura generi un ritorno economico più che proporzionale, invitando a incrementare, anziché ridurre, le risorse destinate alla produzione culturale. Al tavolo Feltrinelli, la linea è stata di riserbo, preferendo non rilasciare commenti sull’argomento. La serata, al di là delle polemiche e delle speculazioni sul futuro, si è confermata come un momento di riflessione sull’importanza della cultura e sul delicato equilibrio tra istituzioni, creatori e pubblico.
Strega: polemiche placate, futuro a Cinecittà?
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