L’annuncio dei recenti tagli al settore cinematografico italiano risuona come un campanello d’allarme, un segnale di potenziale impoverimento culturale che va ben oltre la semplice riduzione di finanziamenti.
La presenza di Paola Cortellesi, figura di spicco nel panorama cinematografico contemporaneo e presidente di giuria al Progressive Cinema della Festa del Cinema di Roma, ha offerto un’occasione per sollevare una questione cruciale: la necessità di un sostegno mirato alle maestranze, il vero motore creativo di un’industria che neppure sempre riceve l’attenzione e il riconoscimento che merita.
L’apparente distacco generato dagli eventi di gala, dai red carpet e dall’ostentazione di abiti di lusso, rischia di oscurare la realtà del lavoro intenso e specializzato che si compie dietro le quinte.
Il cinema non è solo spettacolo, ma un ecosistema complesso e vitale, composto da migliaia di professionisti con competenze uniche e spesso irripetibili.
Tecnici, scenografi, costumisti, operatori di macchina, doppiatori, restauratori – un arcobaleno di talenti che incarnano una tradizione artigianale secolare e che contribuiscono in maniera determinante alla qualità e all’originalità della produzione cinematografica italiana.
Questi tagli, pertanto, non si limitano a compromettere la produzione di nuovi film, ma rischiano di erodere un patrimonio di conoscenze e abilità, minando la capacità del nostro Paese di competere a livello internazionale.
L’industria cinematografica è un potente veicolo di identità culturale, un mezzo per raccontare storie, esplorare temi sociali e promuovere il nostro territorio nel mondo.
La sua salute è intrinsecamente legata alla salute culturale dell’intera nazione.
Un intervento economico mirato non è solo una questione di equità verso queste categorie professionali, spesso in difficoltà, ma un investimento strategico per il futuro del nostro Paese.
Si tratta di preservare un’eccellenza italiana, di sostenere la creatività, di garantire la continuità di una tradizione che ha segnato la storia del cinema mondiale e che può ancora offrire un contributo significativo.
È necessario un cambio di prospettiva, un riconoscimento del valore inestimabile del lavoro che si compie dietro le quinte e un impegno concreto per garantire un futuro sostenibile per l’industria cinematografica italiana.
La voce di Paola Cortellesi rappresenta un grido d’allarme che merita di essere ascoltato e tradotto in azioni concrete.








