Ventidue anni. Un quarto di secolo dedicato alla narrazione, un percorso costellato di incontri, silenzi, ripensamenti e la costante, inestinguibile ricerca di una verità sfuggente. Un viaggio che si intreccia indissolubilmente con la storia di una casa editrice, la Feltrinelli, che ha saputo riconoscere e sostenere la mia voce in un momento cruciale. Ripercorrere questo cammino, ricevere il Premio Strega, un riconoscimento che commuove e responsabilizza, significa anche celebrare sessant’anni di coraggio intellettuale, di apertura culturale, di una profonda fiducia nel potere trasformativo della letteratura.La Feltrinelli, un’istituzione che ha incarnato e promosso l’innovazione, il dibattito, la libertà di pensiero, mi ha offerto uno spazio vitale per esplorare le complessità dell’esistenza, per interrogare le certezze, per sfidare le convenzioni. Un’eredità che sento di dover onorare con ogni mia opera.Ricevere questo premio, bevendo dal gesto simbolico della bottiglia di Strega, mi riporta a una riflessione fondamentale: la letteratura non è un’eco fedele del reale, una semplice cronaca degli eventi. La sua essenza risiede, al contrario, nella sua capacità di decostruire le narrazioni dominanti, di offrire prospettive alternative, di mettere in discussione le versioni ufficiali. La letteratura è un atto di disobbedienza civile, un esercizio di pensiero critico, un tentativo di illuminare le zone d’ombra, di dare voce a chi non ne ha, di rivelare le incongruenze, le ipocrisie, le contraddizioni che spesso si celano dietro le facciate di verità apparenti. Non si tratta di negare la realtà, ma di guardarla con occhi nuovi, di interpretarla con sensibilità, di ricostruirla attraverso il filtro dell’immaginazione e della riflessione. La letteratura, in questo senso, è un atto di resistenza, un tentativo di preservare la nostra umanità di fronte alle forze che vorrebbero uniformarla e omologarla.È un invito a non accontentarsi delle spiegazioni facili, delle risposte preconfezionate, delle verità imposte dall’alto. È un incoraggiamento a coltivare la nostra capacità di meravigliarci, di interrogarci, di dubitare, di pensare con la nostra testa. E, soprattutto, è un monito a non dimenticare mai che la verità è spesso più complessa, più sfaccettata, più dolorosa di quanto vorremmo farci credere.
Un Quarto di Secolo e la Verità: Riflessioni allo Strega
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