Il Monumento Nazionale a Vittorio Emanuele II, da sempre fulcro identitario del paese, si configura ora come un rifugio simbolico, una casa ritrovata per coloro che, a seguito delle complesse ridisegnamenti territoriali e politici del secondo dopoguerra, hanno perso la propria.
L’annuncio del Ministro della Cultura, Alessandro Giuli, in merito all’imminente mostra “Esuli” al Vittoriano, preludio alla creazione di un museo del Ricordo, sottolinea un’imperativa necessità di riscatto storico e culturale.
La vicenda degli esuli dall’Istria, Fiume e Dalmazia – una ferita aperta nel tessuto nazionale – rappresenta una pagina particolarmente dolorosa e, fino ad ora, ampiamente omessa dalla narrazione ufficiale.
Non si tratta solo di un evento bellico, ma di un complesso processo di migrazione forzata, di sradicamento identitario e di perdita di patrimonio culturale che ha profondamente segnato la vita di centinaia di migliaia di persone.
L’oscuramento di questa esperienza, perpetrato attraverso un silenzio assordante, ha contribuito a creare un vuoto nella comprensione della storia italiana, un’ingiustizia verso coloro che hanno visto strappate dalle loro radici comunità intere.
La mostra “Esuli” e il futuro museo del Ricordo si propongono di colmare questa lacuna, offrendo un racconto scientifico e rigoroso che decostruisce le narrative silenziose e le omissioni del passato.
Non si tratta di una semplice esposizione di oggetti o documenti, ma di un’indagine approfondita delle cause, delle dinamiche e delle conseguenze di questo esodo, attraverso testimonianze dirette, fotografie, filmati d’epoca e documenti inediti.
L’iniziativa ambisce a promuovere una riflessione critica sulla memoria collettiva, a stimolare un dibattito pubblico costruttivo e a contribuire alla riconciliazione nazionale.
Riconoscere e valorizzare la storia degli esuli significa non solo rendere giustizia a una comunità che ha sofferto, ma anche arricchire la comprensione dell’identità italiana, comprendendo le sue fragilità, le sue contraddizioni e la sua straordinaria capacità di resilienza.
Il Vittoriano, da simbolo celebrativo dell’unità nazionale, si trasforma così in luogo di memoria, di accoglienza e di dialogo, dove la verità, finalmente illuminata, può contribuire a costruire un futuro più consapevole e inclusivo.