West Side Story: un’eco di sogni infranti tra le rovine del CaracallaLa rilettura di *West Side Story* firmata da Damiano Michieletto al Caracalla Festival non è una semplice trasposizione di un classico, ma una profonda riflessione sulla fragilità del sogno americano, resa ancora più potente dall’ambientazione suggestiva e inaspettata: una piscina abbandonata, relitto di un passato di promesse mai mantenute. Lungi dall’iconografia patinata della New York degli anni Cinquanta, questa *West Side Story* emerge come un monito, un’eco di disillusione che risuona potente nel panorama culturale contemporaneo.Michieletto, regista veneziano già acclamato per la sua audace *Rigoletto* al Circo Massimo durante la pandemia, dimostra ancora una volta la sua capacità di destare emozioni intense attraverso interpretazioni originali. La sua regia, fedele al libretto di Arthur Laurents e ai versi di Stephen Sondheim, pur mantenendo intatta la struttura narrativa, ne amplifica il significato universale, attualizzandola con un simbolismo potente. I frammenti di una fiaccola spezzata, che rievocano la Statua della Libertà, diventano metafore eloquenti di un ideale irraggiungibile, di un’illusione svanita.La performance dell’orchestra diretta da Michele Mariotti, sebbene inizialmente afflitta da qualche problema tecnico, ha saputo rendere giustizia alla ricchezza e alla complessità della partitura di Leonard Bernstein, un genio musicale capace di fondere jazz, ritmi latino-americani e richiami alla tradizione europea in un’armonia vibrante e innovativa. La capacità di Bernstein di comunicare emozioni attraverso la musica, la sua straordinaria sensibilità, lo rendono una figura di riferimento, un modello a cui aspirare.Marek Zurowski e Sofia Caselli, nei ruoli di Tony e Maria, incarnano con passione e convinzione l’amore contrastato dei due giovani, intrappolati in un conflitto etnico che sembra ineluttabile. L’energia palpabile che anima l’intero cast, la sincronia impeccabile dei ballerini, guidati dalla direzione artistica di Sasha Riva e Simone Repele, contribuiscono a creare un’esperienza teatrale coinvolgente e memorabile. Il Mambo finale, un esplosione di energia e vitalità, ha commosso il pubblico, che lo ha richiesto con entusiasmo per un bis meritato.L’esperienza, come ha sottolineato Michieletto, rappresenta una crescita personale, un invito a uscire dai percorsi tracciati e ad abbracciare l’ignoto, a ricercare orizzonti inesplorati. L’eco della riflessione di Bernstein, testimoniata dalla presenza di Bert Fink, curatore internazionale dei suoi diritti, risuona ancora oggi con una forza sorprendente. *West Side Story*, opera nata nel 1957, continua a parlare al presente, affrontando temi cruciali come il pregiudizio, l’intolleranza e la tragedia dell’emigrazione, argomenti dolorosamente attuali. La capacità di un’opera teatrale di trascendere il tempo, di mantenere viva la fiamma della speranza e della riflessione, è la prova della sua autentica grandezza.
West Side Story: Sogni Infranti al Caracalla, un Monito Potente
Pubblicato il
