L’aggressione subita da Sigfrido Ranucci solleva una questione di profonda gravità, una crepa inquietante nel tessuto della nostra convivenza civile.
L’atto intimidatorio, che colpisce direttamente un giornalista e, per estensione, la libertà di stampa, non è un episodio isolato, ma un sintomo di un disagio più ampio, di una crescente difficoltà a garantire spazi di dibattito aperto e pluralistico.
Rischiamo di assistere a una progressiva erosione dei principi fondanti della democrazia, dove la paura del dissenso e la volontà di silenziarne le voci diventano elementi pervasivi.
La reazione del Cardinale Segretario di Stato Pietro Parolin, pur esprimendo una preoccupazione sentita, illumina un aspetto cruciale: la necessità di riconnettere il rispetto reciproco con l’esercizio del diritto di espressione.
Non si tratta semplicemente di tollerare punti di vista differenti, ma di promuovere attivamente una cultura del dialogo costruttivo, dove le opinioni, anche quelle più critiche o scomode, possano emergere e confrontarsi in un contesto di civile coraggio.
Questo episodio ci invita a riflettere sulla fragilità del giornalismo d’inchiesta, spesso impegnato a portare alla luce dinamiche complesse e a denunciare abusi di potere.
La pressione, l’intimidazione e la violenza, in qualsiasi forma esse si manifestino, rappresentano un attacco diretto alla funzione stessa dell’informazione, pilastro fondamentale per il corretto funzionamento di una società libera e consapevole.
La solidarietà espressa al giornalista Ranucci è un segnale importante, ma insufficiente.
È necessario un impegno collettivo, che coinvolga istituzioni, forze dell’ordine, media e cittadini, per proteggere chi lavora nell’interesse pubblico e per contrastare ogni forma di prevaricazione e di violenza verbale o fisica.
La difesa della libertà di stampa non è un privilegio di pochi, ma un dovere di tutti, perché è alla base della salvaguardia dei diritti e delle libertà di ciascuno.
Si tratta di riaffermare un principio inviolabile: la possibilità di esprimere liberamente il proprio pensiero, senza timore di ritorsioni, è un diritto fondamentale che non può essere compromesso.
Solo attraverso un rinnovato impegno etico e civile potremo costruire una società più giusta e più rispettosa delle differenze.






