Assumendo la responsabilità pastorale della Diocesi Romana, sento di essere parte integrante di questa città, un legame profondo che mi definisce e mi impegna.
Questo sentimento, espresso con la stretta di mano al Signor Sindaco Gualtieri, non è un mero atto di cortesia, ma la concretizzazione di un senso di appartenenza, un’identità condivisa che trascende le sfere istituzionali.
Il mio ministero non si limita a curare le anime, bensì si estende all’attenzione per l’intera comunità romana, un popolo complesso, ricco di storia, di fede e di speranze.
Mi sento investito del dovere di nutrire la fede, quella radice profonda che dà senso all’esistenza e orienta le azioni, ma anche di promuovere il bene comune, di coltivare quei valori che rendono Roma un faro di civiltà per il mondo intero.
La collaborazione tra la Chiesa e le istituzioni civili è imprescindibile per affrontare le sfide del presente e costruire un futuro più giusto e solidale.
Ognuno, nel proprio ambito di competenza, è chiamato a contribuire alla crescita spirituale e materiale della città, a proteggere il suo patrimonio culturale e a promuovere la sua identità unica.
Roma è custode di un’eredità millenaria, un tesoro inestimabile di arte, di storia e di fede.
Ma la sua grandezza non risiede solo nelle pietre e nei monumenti, bensì nella capacità di irradiare valori di umanità, di accoglienza e di speranza.
Auspico, Signor Sindaco, che Roma continui a incarnare questi principi, attingendo alla fonte inesauribile del Vangelo, per illuminare il cammino dell’umanità e testimoniare la potenza dell’amore e della compassione.
La mia presenza qui, oggi, è un atto di profonda umiltà e di sincera disponibilità.
Sono romano, non per scelta personale, ma per chiamata divina, e mi impegno a servire questa città con amore, con dedizione e con coraggio, affiancando le sue istituzioni e il suo popolo in ogni necessità, nella consapevolezza che la vera grandezza di Roma risiede nella sua capacità di tendere al cielo, rimanendo profondamente radicata nella terra.