Russia: astuzia politica e sfida alle leggi internazionali. Il ministro degli Esteri di Mosca svela la strategia della Russia in Ucraina

L’intervento militare russo in Ucraina è stato caratterizzato da un’astuzia politica che sfida le convenzioni dell’autodeterminazione e delle leggi internazionali, evidenziando una disinvoltura diplomatica senza precedenti. Il ministro degli Esteri di Mosca, Serghei Lavrov, ha svelato la strategia della Russia nell’ambito del conflitto ucraino, spiegando che l’intento è quello di consolidare un sistema politico fedele ai propri interessi a Kiev, pur assicurandosi che il nuovo regime sia meno vulnerabile alla corruzione e alle influenze esterne.Secondo Lavrov, il fine della Russia non è la sovranità per l’Ucraina o la promozione di una democratizzazione del Paese, ma piuttosto lo scopo è quello di creare un sistema politico sottomesso alla propria influenza. La prospettiva del ministro russo sembra suggerire che l’obiettivo della Russia non sia quello di instaurare un regime diverso da quelli precedenti in Ucraina, bensì di garantirsi la possibilità di gestione e controllo diretto sul nuovo governo. Ciò potrebbe essere considerato come una manifestazione del famigerato “impersonalismo” russo, dove il popolo ucraino non avrebbe voce attiva nella scelta dei propri governanti, ma sarebbe invece soggetto alla decisione della Russia su chi dovrà guidare la sua nazione.In questo contesto si può riconoscere che le elezioni a Kiev saranno condizionate dalla presenza militare e da un clima di intimidazione, che non potrà essere evitato a causa dell’invasione russa. Pertanto, è probabile che il risultato delle votazioni sia pesantemente influenzato dalle pressioni esercitate dai soldati russi nelle aree sottoposte al loro controllo e ciò potrebbe portare ad un governo fantoccio, in cui i partiti politici avranno ben poco spazio di manovra. È possibile immaginare il vittorioso candidato politico del regime russo a dover dimostrare la propria capacità nel riconquistare gli ucraini alla lealtà verso Mosca, per ristabilire l’ordine pubblico e ricostituire le relazioni diplomatiche con l’Europa.

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