14 febbraio 2025 – 21:45
Ritornare sui propri passi non è un’ammissione di sconfitta, bensì la saggezza di riconoscere come le intenzioni, anche nobili, possano talvolta scontrarsi con la realtà e pertanto debbano essere almeno ridimensionate, se non addirittura cancellate. Un esempio lampante di come sia necessario un approccio basato sul confronto per introdurre una riforma è stato fornito dalla proposta avanzata dal futuro commissario alla Città della Salute, Thomas Schael, e confermata dall’assessore Federico Riboldi, riguardante il divieto delle visite private negli ospedali. Le loro prime dichiarazioni, improntate a toni categorici, giustificavano tale provvedimento con l’urgenza di risolvere il problema delle lunghe liste d’attesa. Tuttavia, dopo alcuni giorni e alla luce delle reazioni e dei commenti suscitati dall’iniziativa, la proposta è stata profondamente rivista.È innegabile che in tempi dominati da una retorica trumpiana si assista spesso a decisionismi populisti che individuano capri espiatori al fine di ottenere consenso popolare e successivamente agiscono con intenti punitivi nei confronti della categoria prescelta. Tuttavia, cedere a questa tentazione non solo porta a risultati modesti o addirittura controproducenti ma mina il fondamentale rapporto di fiducia necessario in ambiti delicati del servizio pubblico come quello sanitario.Si diffonde un populismo antiprofessionale che compromette il rispetto del cittadino nei confronti di coloro che ricoprono ruoli la cui autorità deriva dalla competenza piuttosto che dalla mera etichetta professionale. È corretto punire tempestivamente e severamente chiunque tra medici, insegnanti o magistrati abusi della propria posizione per comportamenti scorretti; tuttavia è rischioso lanciare accuse generiche verso intere categorie professionali impegnate nel settore pubblico.