Il progetto della Biblioteca Europea di Informazione e Cultura (Beic) ha suscitato non solo interesse per la sua concezione architettonica, ma anche per le dinamiche e le relazioni che si sono sviluppate durante il processo di selezione del vincitore. Angelo Lunati, membro del team vincente, avrebbe avuto un incontro informale con Cino Zucchi, affermato architetto e membro della commissione giudicatrice. Tuttavia, ciò che ha destato maggiori sospetti sono stati i presunti dialoghi tra Stefano Boeri, celebre per il Bosco Verticale, e Pier Paolo Tamburelli, figura chiave nell’ambito delle controversie emerse successivamente all’assegnazione del progetto. Le conversazioni tramite WhatsApp e Telegram hanno aggiunto un ulteriore livello di complessità alla vicenda, in quanto si è ipotizzato che Boeri abbia eliminato i messaggi inviati durante tali scambi. Questo scenario ha sollevato interrogativi sulla trasparenza e l’integrità del processo decisionale riguardante la Beic, mettendo in luce possibili interferenze o favoritismi nel corso delle fasi di valutazione dei progetti. In un contesto in cui la concorrenza nel campo dell’architettura e della progettazione è sempre più accesa, emergono questioni cruciali legate alla correttezza delle pratiche adottate nelle selezioni pubbliche e al rispetto dei principi etici che dovrebbero guidare tali procedure. La vicenda della Beic rappresenta quindi non solo una sfida progettuale ed estetica, ma anche un banco di prova per valutare l’effettiva trasparenza e imparzialità degli organismi preposti alla valutazione di opere culturali di rilevanza internazionale.
“Scandalo e sospetti nella selezione del progetto Beic: trasparenza a rischio?”
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