Scandalo finanziario in Valle d’Aosta: frodi e irregolarità negli aiuti all’Arev

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La questione degli aiuti di Stato illegalmente concessi alla Regione Valle d’Aosta per l’Associazione regionale degli allevatori valdostani (Arev) è stata al centro di un’indagine che ha rivelato una serie di irregolarità e presunte frodi. I quattro milioni di euro stanziati per il 2018 sono stati definiti un danno erariale dalla procura regionale della Corte dei conti e dalla guardia di finanza, che hanno citato a giudizio diversi politici e dirigenti coinvolti nel caso. Tra i chiamati a comparire in tribunale figurano anche personalità di spicco come l’attuale presidente della Regione, Renzo Testolin, la senatrice Nicoletta Spelgatti e Emily Rini, coordinatrice di Forza Italia Valle d’Aosta.L’accusa principale riguarda i contributi elargiti in maniera indiscriminata all’Arev e ai suoi associati, senza una reale verifica dei costi sostenuti e delle attività effettivamente svolte. L’ex procuratore regionale De Rosa ha evidenziato come tali finanziamenti fossero concessi senza un controllo adeguato e in assenza di una decisione esplicita da parte della Commissione europea sulla compatibilità con il mercato interno.Le indagini hanno portato alla luce un quadro preoccupante, con mandati di pagamento per cifre considerevoli nel periodo dal 2017 al 2020. Si è scoperto che la prassi abituale era quella di elargire contributi a fondo perduto all’Arev, senza richiedere alcuna rendicontazione dettagliata delle spese effettuate. Questo ha sollevato sospetti sulla correttezza delle procedure adottate dalle diverse giunte regionali coinvolte nel finanziamento dell’associazione zootecnica.La procura contabile ha messo in luce le differenze significative tra la gestione degli aiuti nella Valle d’Aosta rispetto alla provincia di Trento, dove i contributi vengono erogati esclusivamente per spese documentate e limitate a importi contenuti. Questo confronto mette in risalto le criticità del sistema adottato nella Regione valdostana, che sembra favorire un’eccessiva generosità verso determinati soggetti senza garanzie sul corretto impiego dei fondi pubblici.In attesa dell’esito delle indagini relative agli anni successivi al 2018, resta aperta la questione sulla responsabilità politica e amministrativa legata alla gestione degli aiuti all’Arev. La vicenda rappresenta un monito sulle necessità di maggiore trasparenza e controllo nell’erogazione degli aiuti pubblici, al fine di evitare situazioni simili in futuro.

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