14 dicembre 2024 – 21:01
Bruno Nirta, il presunto boss della ndrangheta condannato in via definitiva nel 2023 per essere stato al vertice di una locale presente in Valle d’Aosta, ha ottenuto il diritto a uno sconto di pena. Questa decisione è stata presa dopo che la Cassazione ha respinto un ricorso presentato dalla procura generale dell’Aquila. Attualmente, il caso è sotto esame del distretto giudiziario dove Nirta è detenuto, e secondo quanto emerso, il clan sembra ancora essere operativo nonostante la sua reclusione.Inizialmente condannato a 12 anni, 7 mesi e 20 giorni di reclusione, Nirta ha beneficiato della cosiddetta liberazione anticipata per i semestri di pena espiati tra gennaio 2019 e luglio 2023. Questo beneficio è stato concesso considerando vari parametri come il suo impegno nelle attività di rieducazione e la correttezza dei suoi rapporti con gli operatori carcerari, i compagni di detenzione e la famiglia.Nonostante l’opposizione della procura generale dell’Aquila che ha evidenziato l’affiliazione continuativa di Nirta alla ‘ndrangheta in base al ruolo verticistico che aveva ricoperto e all’attuale operatività del clan, i giudici di sorveglianza hanno constatato che non ci sono stati comportamenti del detenuto che dimostrino un legame persistente con l’organizzazione criminale originaria.La Cassazione ha ribadito il principio secondo cui non si può presumere automaticamente un legame con la criminalità organizzata solo sulla base dell’assenza di ravvedimento o dissociazione da parte dell’interessato. Questo caso mette in evidenza le complessità del sistema penitenziario e delle valutazioni necessarie per concedere sconti di pena in casi controversi come quello di Bruno Nirta.
