22 febbraio 2024 – 20:55
Niccolò Introna, un personaggio sconosciuto ai più ma di fondamentale importanza nella storia economica italiana del dopoguerra. Nato a Bari nel 1868, entrò nella Banca d’Italia a diciotto anni e vi rimase fino al 1946, senza mai aderire al fascismo. Quando gli angloamericani liberarono Roma nel 1944, fu chiamato a guidare l’istituto per la sua reputazione di integrità. Tuttavia, nonostante il suo ruolo cruciale, la sua figura è stata quasi cancellata dalla memoria nazionale.Introna possedeva un archivio impressionante di ottantamila pagine di documenti riservati che coprivano i momenti più critici dell’economia italiana tra il 1925 e il 1946. Questo tesoro di informazioni era rimasto nascosto per decenni in una cantina fino a quando un parente ancora in vita, Massimo Corradini, lo donò alla Banca d’Italia. Ora queste pagine dovevano essere digitalizzate e rese accessibili al pubblico.La personalità di Introna emergeva dai rapporti della polizia politica mussoliniana: descritto come antipatico e rigido, non era ben visto da nessuno per la sua mancanza di flessibilità e apertura mentale. Tuttavia, nonostante le antipatie nei suoi confronti, riuscì a mantenere la propria posizione durante il regime fascista.Ma qual era il segreto della sopravvivenza di Introna sotto un regime così dispotico? I rapporti della polizia politica suggeriscono che i suoi superiori erano uomini politicamente nominati ma incompetenti, utilizzati da Mussolini per accedere alle riserve auree con una semplice richiesta scritta. Questo potrebbe aver protetto Introna dalle ire del regime.In conclusione, Niccolò Introna rappresenta un enigma nella storia economica italiana: un uomo integro e competente che ha giocato un ruolo cruciale nel periodo postbellico ma che è stato in gran parte dimenticato dalla memoria collettiva. La sua eredità ora attende di essere esplorata attraverso l’analisi dei suoi documenti conservati gelosamente per anni.