Sebastian Stan al Festival di Berlino: vincitore dell’Orso d’argento con A Different Man

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Sebastian Stan ha appena conquistato i cuori di molti con il suo tour de force in “The Falcon and the Winter Soldier”, ma ora è pronto a cimentarsi in un nuovo progetto che lo vedrà affrontare temi ancora più profondi e complessi. La sua ultima apparizione al Festival di Berlino, per la quale ha vinto il Premio dell’Orso d’argento, è stata un momento significativo non solo per lui ma anche per il pubblico che lo ha accolto con entusiasmo. Il film “A Different Man”, scritto e diretto da Aaron Schimberg, è stato finalmente distribuito in Italia a partire dal 20 marzo, grazie alla Lucky Red.Durante una conferenza stampa a Los Angeles, Sebastian Stan ha spiegato il suo approccio al progetto, sottolineando come l’umorismo possa essere un potente strumento per affrontare temi difficili e sentimenti scomodi. “La commedia nasce dal dolore”, ha dichiarato, ricordandoci che anche una delle sue precedenti lavorazioni, “The Substance”, aveva esplorato la sensibilità dei giudizi altrui sulla nostra identità.”A Different Man” segue la storia di Edward, un aspirante attore afflitto dalla neurofibromatosi, una malattia genetica che comporta la crescita di tumori sotto la pelle. Questo disturbo ha alterato il viso di Edward, lasciandolo con un senso di inadeguatezza e poca fiducia in se stesso. La sua ultima apparizione è stata nella pubblicità aziendale “Accogliamo”, che promuove l’accollo dei colleghi con disabilità facciali.La storia si complica quando Ingrid, un’amica di Edward, gli fa scoprire la bellezza delle opere teatrali e della vita culturale newyorkese. Attratta da lui, Ingrid lo aiuta a superare il suo senso di inadeguatezza e l’inganno con l’aiuto di una pionieristica operazione che gli dona un nuovo aspetto.Tuttavia, dopo la trasformazione, Edward non trova più sé stesso. È quando incontra Oswald, interpretato da Adam Pearson, un vero malato di neurofibromatosi, che il personaggio di Sebastian inizia a comprendere cosa significa vivere con una disabilità e a capire come Oswald abbia imparato a trovare la felicità nonostante le difficoltà.Il personaggio di Sebastian Stan è stato ispirato dalla sua esperienza reale: indossava la protesi per girare in città, influenzando il suo modo di camminare, parlare e guardare gli altri. Era come se una gravità gigantesca lo facesse implodere su se stesso.Il film ricorda la suggestione dei grandi registi del cinema d’horror, a partire da Cronenberg e Lynch fino ad Allen con la sua New York autunnale. È un viaggio che ci porta a considerare quanto i nostri giudizi siano spesso crudeli e come l’aspetto fisico sia così legato alla nostra identità.Sebastian Stan conclude il suo racconto dicendo: “Ho imparato ad ascoltare i malati di neurofibromatosi. La madre di Adam mi ha detto che è importante essere in grado di immaginare cosa provano gli altri, anche se non siamo mai stati in quelle loro pelli”.

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