La verità è un peso troppo grande da portare solo da soli: questo il sentimento di Andrea Sempio, indagato per l’omicidio di Chiara Poggi e condannato a 16 anni Alberto Stasi, suo ex fidanzato. La sua difesa è ferma nel negare la propria colpevolezza, ma il processo si complica non solo sul piano legale, ma anche su quello mediatico.L’attenzione della stampa e degli spettatori crea un peso tremendo, che schiaccia non solo Sempio, ma anche le persone a lui vicine: amici, famiglia e colleghi di lavoro. È come se una montagna stesse crollando addosso a tutti, senza possibilità di sostenersi.Sempio ribadisce la sua innocenza, facendo notare che frequentava spesso la casa di Chiara Poggi e utilizzava gli stessi oggetti della camera di lei. Afferma con decisione: “Io non mi stupirei ci fosse mio dna in giro perché io frequentavo la casa”. Ma il punto debole della sua difesa è quando si chiede cosa avrebbe dovuto succedere se effettivamente il suo DNA fosse stato trovato nel luogo del crimine.La logica di Sempio è semplice: “Non dovreste averne tanto. Se è stato un attacco violento, avrei dovuto avere una quantità minima di DNA sulle mie mani, i vestiti o gli oggetti che ho toccato quella sera”. L’attesa per la risposta finale del processo non smette di pesare su Sempio e chi lo circonda, rendendo più complicata ogni ora di ogni giorno.
Sempio accusato dell’omicidio di Chiara Poggi: il peso della verità è troppo grande.
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