14 luglio 2024 – 12:45
La sentenza della Corte d’Appello di Torino, che ha assolto due genitori rom accusati di maltrattare le figlie con schiaffi, calci e pugni, è destinata a suscitare discussioni. Inizialmente condannati a 2 anni e mezzo di prigione, il Tribunale aveva ritenuto provate le violenze all’interno di un contesto familiare degradato e litigioso. I genitori litigavano violentemente anche davanti alle figlie minorenni, che dovevano assistere alle aggressioni paterne verso la madre, subendo una costante vessazione. In Appello, sebbene confermati gli abusi fisici, questi sono stati giustificati dalla cornice in cui la famiglia viveva. Le motivazioni citano un neuropsichiatra infantile secondo il quale la violenza era accettata come normale nel campo rom in cui i bambini crescevano: le percosse erano considerate un metodo educativo necessario per domare l’eccessiva vivacità dei piccoli.La senatrice di Fratelli d’Italia Paola Ambrogio ha criticato duramente la sentenza definendola aberrante e paradossale. Ha chiesto al ministro della Giustizia di inviare ispettori per valutare questa situazione gravissima e pericolosa: da un lato si conferma che la violenza è diffusa nei campi rom, dall’altro si legittima l’abuso contro donne e bambini poiché appare normale in quel contesto. Questa decisione potrebbe avere conseguenze sociali devastanti, poiché potrebbe legittimare la violenza e gli abusi all’interno di una comunità che rifiuta ogni forma di integrazione rimanendo ai margini della società.È fondamentale affrontare con fermezza queste questioni per garantire la protezione delle vittime e impedire che tali episodi diventino una prassi accettabile nella società contemporanea. La sentenza della Corte d’Appello solleva interrogativi importanti sulle dinamiche familiari e sociali presenti nei contesti più vulnerabili, richiedendo un approccio olistico alla prevenzione degli abusi e alla promozione del benessere delle fasce più deboli della popolazione.
