La Corte d’appello di Torino ha emesso una sentenza che ha annullato la maggior parte del decreto di confisca dei beni appartenenti al ristoratore Antonio Raso, coinvolto nel processo Geenna legato alla ‘ndrangheta in Valle d’Aosta. Tra i beni che non sono più soggetti a confisca ci sono le quote del ristorante ‘La Rotonda’ e un appartamento. L’unica eccezione riguarda un conto corrente, su cui si discuterà probabilmente in Cassazione.Questa decisione è stata presa dopo l’appello-bis relativo alla misura di prevenzione, durante il quale la perizia del commercialista designato dai giudici ha evidenziato una “sproporzione ingiustificata” tra i beni e i redditi di Raso, stimata intorno ai 140 mila euro. Questa cifra è molto inferiore a quella calcolata dalla Direzione investigativa antimafia nel dicembre 2019, che aveva sequestrato beni per un valore approssimativo di un milione di euro.La confisca dei beni era stata decisa il 12 aprile 2021 dalla sezione misure di prevenzione del tribunale ordinario di Torino e riguardava anche un’autorimessa, due autovetture, tre conti corrente (di cui uno al 50%) e il saldo attivo di due carte prepagate.L’avvocato Ascanio Donadio, difensore di Raso insieme al collega Enrico Grosso, si è detto soddisfatto per il ritorno della maggior parte dei beni al loro legittimo proprietario. Da tempo sostengono questa tesi e finalmente la giustizia sembra aver dato loro ragione.Raso è stato rilasciato il 31 marzo 2023 dopo oltre quattro anni di custodia cautelare ed ora attende la sentenza del processo d’appello-bis di Geenna prevista per dopo l’estate e che si tiene a Torino con rito ordinario.
Sentenza della Corte d’appello di Torino annulla confisca beni ristoratore coinvolto processo ‘ndrangheta.
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